domenica 17 gennaio 2010

Ragnarok

07

« West, credo che dovremmo tornare al castello. »

« Katòn, per favore, sto cercando di farti divertire un po', ti ho visto quanto eri annoiato oggi in compagnia degli al Kino. E ringraziami che non ti portato in un bordello! »

Katòn noc Ferac scosse la testa, discutere con il capitano delle guardie era una cosa non fattibile, aveva provato a ribellarsi, ad imporre la sua autorità come suo principe e come reggente del regno, ma non ci fu niente da fare, West fu implacabile, con lui quegli atteggiamenti non funzionavano, e così Kat si ritrovò nel bel mezzo di un ballo in maschera organizzato dalla media nobiltà che viveva nella città.

Il pranzo con Lady Utena che le aveva promesso il giorno prima non si era svolto esattamente come aveva pianificato il principe, la damigella aveva frainteso le parole del reggente e aveva portato con sé anche i suoi genitori; Katòn, vedendoli a disagio per aver commesso un errore così grossolano, li rassicurò affermando che un giorno suo fratello sarebbe stato suo figlio, quindi era giusto preoccuparsi per la sorte di un membro della famiglia. Più tardi West si complimentò con lui con l'enorme fantasia che aveva,aveva rimpastato ai nobili al Kino la medesima frase, modificata nei punti giusti, che aveva propinato alla fanciulla.

La presenza dei futuri suoceri di Frey indisponeva Kat, non poteva parlare liberamente, era sottoposto ancora una volta alle rigide regole dell'etichetta. In ogni modo informò che, basandosi sulle ultime notizie arrivate proprio quella mattina, il principe ereditario stava bene, era in perfetta salute ed aveva conquistato onore e gloria nella battaglia del deserto svoltasi qualche giorno prima; nel dispaccio si parlava anche di un attentato andato in malora, ma Katòn ritenne di non doverne parlare. Lady Utena tirò un sospiro di sollievo, il suo principe era sano e salvo, questo era l'unica cosa che le interessava, il suo era un matrimonio combinato, nonostante ciò amava realmente Frey con tutto il cuore, ne era innamorata da sempre, per lei fu una gioia indescrivibile sapere che avrebbe sposato il grande amore della sua vita e non un vecchio nobile, già sposato altre volte, con figli addirittura più vecchi di lei, come era capitato a molte sue conoscenze.

Dopo pranzo Katòn si occupò delle solite faccende che svolgeva da ormai due mesi, era tutto così noioso, così ripetitivo. Con i libri non aveva questo rapporto, al contrario, ogni lettura era una nuova scoperta, un nuovo viaggio verso la conoscenza, aveva letto tutti i libri presenti nella biblioteca ed ogni nozione era rimasta impressa nella sua mente: storia, geografia, natura, cultura; di tutto ciò il principe era competente; negli ultimi tempi, prima che suo padre decidesse di partire per la guerra, si era interessato alla teologia e come per ogni cosa che gli interessava, lesse tutto ciò che aveva a disposizione che parlasse di divinità, non ne era un grande esperto - poteva nominare almeno cinque saggi che ne sapessero più di lui - ma ne sapeva abbastanza per poter intavolare un discorso come si deve.

Cenò insieme ai ministri e diede le ultime direttive della giornata, quando credette di potersi finalmente riposare nel suo bel letto, sotto le spesse coperte, West venne da lui e lo obbligò a seguirlo.

« West, no, non voglio! »

« Dai che ti diverti, stanotte ti porto in un bel posto. »

Uscirono di nascosto, protetti da lunghi mantelli nero che si confondevano con la notte, e con i cavalli raggiunsero il centro della città per partecipare ad un ballo in maschera. West aveva preparato tutto il giorno prima, quando con i suoi uomini era andato ad ingrandire il numero di soldati della guardia cittadina.

I disordini furono sistemati in breve tempo e il capitano delle guardie del castello ne aveva approfittato per fare un giro per la città, da molto tempo non vi si recava ed era ansioso di scoprire se i suoi luoghi di svago preferiti erano ancora aperti; dalle chiacchiere di due dame era venuto a sapere del ballo in maschera, non poteva non andarci e non poteva non portare il suo migliore amico. Comprò due mascherine che coprissero gli occhi e le nascose sotto l'armatura di ferro prima di rientrare al castello.


Katòn era leggermente in disparte, la maschera che gli aveva procurato West gli pizzicava il naso e gli procurava un enorme fastidio, inutili i consigli dell'amico di non pensarci, quel prurito c'era ancora e non accennava ad andarsene.

Il principe osservò ciò che gli si presentava davanti, quello che doveva essere un ballo organizzato da nibili alla fine si rivelò essere una festa medio borghese, non che avesse qualcosa da ridire, solo all'inizio non capiva come potevano i nobili comportarsi in modo così sfacciato e parlare sguaiatamente.

Una fanciulla attirò la sua attenzione; anch'essa, dall'altra parte della sala, se ne stava in disparte, si guardava intorno come se stesse cercando con gli occhi il suo accompagnatore, Kat non riusciva a vederla bene - i danzatori occultavano gran parte della sua visuale - e più di una volta desiderò il collo della giraffa, l'esotico animale che viveva nel sud dell'Hollas la cui particolarità era il lunghissimo collo. Dovette spostarsi verso l'angolo a destra, dove poteva ammirare la ragazza sconosciuta senza l'intoppo della gente che gli ballava davanti.

Più passava il tempo e più Katòn le si avvicinava, la ammirava da lontano, scorgendo quei particolari che prima non poteva captare; il vestito della damigella era di buona fattura, era di un taglio semplice, che richiamava quello degli abiti delle dame borghese, una lunga gonna che cadeva fino ai piedi e la parte superiore scollata tanto da scoprirle le spalle, gli orli delle maniche erano ornati da pizzo bianco e intorno al collo troneggiava un ciondolo molto familiare al principe. Assomigliava moltissimo al ciondolo che gli aveva consegnato la Dea Roriath il giorno in cui avevano stipulato il patto.

Si avvicinò ancora per poter osservare meglio, ormai non c'erano dubbi, era il solito ciondolo quindi questo stava a significare che la fanciulla era l'araldo di una delle Dee partecipanti al Ragnarok.

West gli si accostò portando due bicchieri di vino bianco ghiacciato.

« West dimmi, tu che conosci molte fanciulle, la conosci la ragazza laggiù? Quella con il vestito rosa. »

« Uhm... No, ma penso che l'andrò a conoscere subito. » ridacchiò il capitano finendo di bere in un sorso il suo vino.

« Aspetta! »

« Che c'è?

Ah, ho capito... Vieni con me. »

West prese per un braccio Katòn e lo invitò a seguirlo, un dolce profumo di vaniglia proveniente dalla fanciulla - ormai a pochi passi di distanza da lui - lo inebriò; era come diventato ubriaco, non sentiva altro che vaniglia tutto intorno a lui.

« Mirabile fanciulla, » disse West con il suo tono più seducente, « il mio amico qua presente è stato attratto dalla vostra bellezza, può avere l'onore di conversare con voi? Ve l'avrebbe chiesto lui stesso se non fosse troppo timido, posso sperare nella vostra magnanimità? »

La fanciulla non rispose, ma fece intendere, con un sincero sorriso ed un inchino, che era ben disposta ad accettare la richesta del capitano, questi si voltò in direzione del principe e gli fece un cenno con la mano per poi dileguarsi tra la folla.

Katòn poté notare l'azzurro delle iridi della damigella e il colore del cioccolato dei capelli, le sorrise e le baciò la mano. Per sua fortuna il suo ciondolo era nascosto tra le pieghe dell'abito, si domandò che reazione potesse aver avuto la ragazza di cui ignorava il nome alla vista di ciò che quel monile significava. Scacciò il pensiero, il Ragnarok non era ancora iniziato, non v'era motivo per pensarci.

« Perdonatemi Signore, ma non conosco il vostro nome. »

« Julian, il mio nome è Julian, e il vostro? »

Katòn non ci pensò due volte a mentire riguardo il proprio nome, per prima cosa non intendeva far sapere che si era recato a quella festa; se si fosse sparsa in giro la voce sarebbe stato uno scandalo per il regno, mentre suo padre combatteva a sud lui si divertiva ai ritrovi popolari; no, non poteva assolutamente permettersi una cosa del genere, poi c'era da considerare che in quel momento ricopriva il titolo di reggente del regno, un'aggravante.

Per seconda cosa non si stava dimenticando che stava conversando con un araldo, se le avesse confessato il suo vero nome non sarebbe stato difficile per lei rintracciarlo durante il Ragnarok, doveva essere cauto.

« Piacere di fare la vostra conoscenza sir Julian, io sono Shirea da Hollas. »

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