venerdì 22 gennaio 2010

Ragnarok

08

Non c'è niente al mondo di più volubile del cuore di una donna. Può amore o odiare con la stessa intensità una medesima persona, può provare entrambe le emozioni, costantemente al centro di vorticose emozioni che non riesce a controllare. Amare per una donna significa donare tutta se stessa. Odiare per una donna significa mettere tutta se stessa. Non c'è una gran differenza, amore e odio sono due facce della stessa medaglia, il momento prima ami con tutto il cuore, l'attimo dopo preghi per la sua disfatta.

Non c'è niente al mondo di più volubile del cuore di una donna.

Questo Esta lo aveva imparato a sue spese. Mercenaria, non per sua volontà, si era ritrovata a combattere nell'esercito di Irrfad, arruolata dal principe Frey noc Savhr, ancora aveva da capire come aveva fatto a cedere al fascino del principe ereditario. Uno dei tanti insegnamenti di suo padre, anch'esso mercenario, era quello di non farsi incantare dagli altri, ma vedere sempre e solamente dentro gli animi della gente. E lei lo aveva fatto, aveva visto gentilezza e pietà in Frey, nel momento in cui le aveva offerto di combattere per il regno; si era dimostrata una valida guerriera e l'esercito aveva bisogno di ogni persona che fosse capace di combattere, anche se donna.

« Siete abile nel maneggiare una spada, da sola avete sconfitto tre dei miei uomini migliori, vorreste arruolarvi? Avreste una paga assicurata e dopo che questa guerra sarà finita, se ve lo sarete meritato, potreste anche fare carriera. »

Esta lo aveva squadrato dalla punta dei capelli fino alla pianta dei piedi, era indubbiamente sincero e maledettamente bello. Ne aveva incontrati di uomini nella sua vita, ma mai affascinante come il principe. Si era lasciata convincere ed era partita da Sejh'katar insieme alle truppe di Irrfad, lungo la traversata del deserto aveva saputo molte cose di lui cavalcandogli accanto, dapprima aveva ammirato i lunghi capelli neri, raccolti in una bassa coda, ondeggiare e seguire il ritmo che la cavalcatura imponeva, poi, parlando con lui, aveva avuto modo di osservare attentamente il nocciola dei suoi occhi.

Aveva saputo che aveva un fratello, Katòn, che era il suo opposto, ma che gli voleva un bene dell'anima, aveva saputo che era fidanzato e che presto si sarebbe sposato, non amava la sua fidanzata, il suo era un matrimonio combinato, ma per il bene del regno e per mantenere rapporti di amicizia con la nobiltà, avrebbe preso in moglie questa fanciulla.

Esta non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe innamorata, suo padre le aveva insegnato che i sentimenti rovinano quelli che facevano quello sporco mestiere, i sentimenti avevano traviato West, suo fratello, rendendolo un debole, un cagnolino, solo chi escludeva i sentimenti dalla propria vita poteva dirsi mercenario.

Aveva scoperto l'amore.

Il principe Frey apprezzava la sua compagnia, era l'unica persona con cui poter parlare liberamente, la riteneva superiore a chiunque egli conoscesse; certo, l'aspetto di lei influenzava molto il principe, ma era una cosa che passava in secondo piano, era la belleza interiore di Esta che ammaliava il giovane Frey, così tanto che non esista altro all'infuori di lei.

E una notte finalmente si conobbero.


Essere giovani, belli e principi ereditari si sa, porta gioia e sofferenza, invidia da parte degli altri.

E l'invidia portò un vecchio nobile decaduto, che aveva speso la sua fortuna in donnacce, alcool e gioco d'azzardo, a reclamare, in un momento di svergonata euforia, un suo antico diritto ereditario, Il principe non gli diede peso, era solo un povero pazzo inebriato dai fumi dell'alcool.

Finì male, il nobile morì sotto i colpi della spada di Esta, accusata - da alcuni soldati che l'avevano sentita gridare "Ti ucciderò con le mie stesse mani!" - dell'omicidio del nobile e del tentato omicidio del principe.

Non ci fu il tempo di dare spiegazioni, Esta doveva scappare. Frey scrisse poche righe su un foglio e lo consegnò alla ragazza.

« Presto fuggi! Quando le acque si saranno calmate spiegherò la situazione a mio padre, non devi temere. Ora devi andare a La Capitale, al castello reale e cercare mio fratello, dagli questa lettera, lui saprà cosa fare. »

Braccata come fosse selvaggina Esta era riuscita ad arrivare in città, la notizia dell'attentato al principe ancora non si era diffusa e le probabilità di non essere scoperta erano aumentate visibilmente, ora doveva confondersi con la gente, trovare un metodo per entrare nel castello senza destare sospetti e trovare il fratello di Frey, non sarebbe stato un compito difficoltoso, tutto il regno sapeva che Katòn era reggente, la difficoltà stava nel rimanere sola con lui e sperare che le credesse.

Quale modo migliore per venire a conoscenza di certi segreti di un ballo in maschera? Suo padre glielo diceva sempre: "Approfitta di ogni occasione utile per carpire i segreti e le debolezze del tuo obbiettivo." ed Esta non si sarebbe certa lasciar sfuggire un'occasione come quella.


Aveva fallito. Non aveva trovato nessuno che potesse rispondere alle sue domande, pareva impossibile che nessuno sapesse niente, aveva chiesto, discretamente, ma non aveva ottenuto risposta. Non aveva altro da fare a quella feste quindi decise di tornare al piccolo alloggio che aveva affittato, certa che nessuno si sarebbe accorto della sua assenza.

Ciò di cui non si era accorta era che suo fratello West l'aveva riconosciuta nonostante la maschera e seguiva ogni suo minimo spostamento.

Non le permise di uscire dalla sala.

« Aspetta un attimo sorella, dopo anni che non ci vediamo nemmeno ti degni di salutarmi? »

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