lunedì 4 gennaio 2010

Ragnarok

04

« La prima cosa che devi fare è dimenticarti di tutto quello che sai o ti hanno raccontato sul Ragnarok. Sono tutte bugie e sciocchezze, poco di quello che dicono è vero.
Una cosa vera è che è una guerra, forse l'unica.
Prima di tutto devi metterti ben in testa che il Ragnarok è una guerra all'ultimo sangue fra le Dee del mondo divino, che si tiene una volta ogni cento anni; il premio in palio è quello di divenire la preferita del Re degli Dei.
Mi stai ascoltando? »
No, Katòn non ascoltava affatto la Dea della Guerra, era immerso nei suoi fitti pensieri e si domandava, ancora una volta, come aveva fatto a cacciarsi in quel guaio.
In un mese la sua vita era stata stravolta completamente. Maledetto il giorno in cui aveva seguito il consiglio di West al Denìo! Lui gli aveva suggerito di rivolgersi alla Dea della Guerra, lui! Ormai era troppo tardi per recriminare sulle azioni passate, il principe aveva accettato l'accordo dopo essersi assicurato che la fine del mondo non ci sarebbe stata, Roriath, Dea della Guerra, sorrise a quella sua domanda, non credeva che gli esseri umani potessero esere così creduloni da prendere per oro colato quello che vecchi pazzi scrivevano sui libri.
Stipularono il patto immediatamente, Roriath gli consegnò una catenella da mettere al collo come segno di riconoscimento; il principe era libero di fare quello che desiderava durante quell'anno, l'unica restrizione che aveva era quella di recarsi nella Casa della Dea una volta al mese per apprendere i segreti del Ragnarok e le mansioni che avrebbe dovuto svolgere una volta diventato a tutti gli effetti l'araldo di Roriath.
Ed ora eccolo lì, seduto su una panca del Tempio a riflettere sulla sua condizione. Aveva pure cercato di spiegare la situazione a West, ma questi non gli aveva creduto e gli aveva dato affettuosamente del pazzo.

La Dea lo fissò attentamente in volto, i suoi occhi penetrarono nella mente del principe per scovare l'ostacolo che lo stava distraendo, non le ci volle molto per capire cosa stava accadendo nei pensieri del giovane Katòn. Lo rimproverò aspramente, non poteva permettersi il lusso di pensare ad altro mentre lei gli stava insegnando, l'avesse fatto al cospetto di qualsiasi altri divinità sarebbe già stato fulminato.
« Continuiamo. Il tuo compito essenzialmente è quello di informarti sullo stato delle altre Dee attraverso i loro araldi, dietro c'è tutto un gioco di alleanze e scontri ma non preoccuparti, quando verrà il momento te ne informerò, riferirmi di quello che scopri e poi startene buono buono mentre combatto; niente di più facile, non trovi? »
Il principe non rispose, fissava il vuoto davanti a sé, un ebete, un imbecille che non capisce la domanda, ancora immerso nelle sue riflessioni, come farò, mi attaccheranno, non sono all'altezza. Si alzò lentamente, sotto lo sguardo attonito della Dea, che non credeva a quello che vedeva, e si avvicinò alla colonna più vicina, l'accarezzava come se fosse una cosa delicata. Roriath cercò di chiamarlo ma era come se Kat fosse sordo, poi, all'improvviso come un fulmine, il ragazzo batté la testa contro il duro marmo della colonna, non veloce abbastanza da essere fermato tempestivamente dalla Dea.
« Si può sapere che cosa ti è preso!? A momenti ti ammazzavi! » esclamò Roriath appena Katòn si fu svegliato.
La Dea della Guerra era furibonda, levitava a qualche centimetro da terra e delle scariche elettriche partivano dal suo corpo per irradiarsi intorno a lei, fissava irata il suo nuovo araldo, chissà cosa gli era preso per commettere una pazzia del genere! In tutta la sua esistenza non aveva mai trovato un servitore più strano di lui, tutti gli altri le obbedivano senza protestare, lui invece... non la stava ad ascoltare, si elissava dal mondo, aveva appena cercato di uccidersi! Un tipo veramente bizzarra, proprio come bizzarra era la situazione che lo aveva portato da lei.
Certamente era stata la prima e unica volta in cui un cadetto reale aveva pregato affinché il padre e il legittimo erede al trono tornassero sani e salvi da una guerra, solitamente chiedevano i contrario cosicché potessero ereditare il regno; forse era per quello che Katòn gli era piaciuto subito, perché per la prima volta aveva visto qualcuno interessarsi alle altre persone, una persona buona.
Roriath sospirò, era inutile continuare per quel giorno, avevano ancora molti appuntamenti in futuro e non sarebbe stata la fine del mondo se ne avessero saltato uno.
Lo rispedì a casa raccomandandosi per la volta successiva, non avrebbe più accettato un comportamento simile.

West al Denìo lesse per l'ennesima volta la lettera che gli avevano consegnato un'ora prima, i suoi occhi scorrevano da una riga all'altra ma il contenuto del foglio non cambiava: sua sorella Esta, esperta combattente, era ricercata per l'omicidio di un nobile decaduto. Il capitano si appoggiò alla sedia del suo ufficio tenendosi la testa con una mano, sua sorella era testarda e orgogliosa ma non era tanto stupida da uccidere una persona in vista.
Non si accorse nemmeno che il principe era di ritorno dalla città. Fu per un caso che gli sguardi dei dui ragazzi s'incrociarono, West vide l'incredulità in Kat e il principe vide la disperazione nell'amico; dopo cena si ritrovarono nella terrazza del castello, da cui si godeva di una vista mozzafiato.
« Devo dirti una cosa. »
« Anche io. »

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