giovedì 14 gennaio 2010

Ragnarok

[Per capire meglio la prima parte dell'episodio di oggi occorrerebbe una mappa. Una mappa, almeno per me, è fondamentale per comprendere bene, dove si svolge la storia, specialmente se si inizia a parlare di altri luoghi e strade da prendere. Per questo motivo, grazie ai miei potentissimi mezzi grafici - leggasi Paint - sto finendo di elaborare la mappa di Irrfad, quando sarà pronta troverò il modo di farvela avere a disposizione.]

06


Sejh'katar, la roccaforte del deserto. L'ultimo avamposto umano prima della grande distesa di sabbia che separava Irrfad da Jukigabijo, il regno nemico. La città non fu costruita nei pressi di un'oasi, né era presente un lago nelle vicinanze, da sempre gli abitanti di Irrfad, in particolar modo i contadini e chiunque non potesse avere accesso ad un'istruzione decente, si chiedevano come facesse Sejh'katar a prosperare così magnificamente, non si era mai sentito parlare di condizioni ai limiti della sopravvivenza in quell'unico centro di civiltà di tutto il deserto, al contrario, le notizie che giungevano erano di assoluto gaudio, gli uomini lavoravano la terra, le donne compravano al mercato e i bambini giocavano spensierati nella piazza della città, incuranti dall'essere circondati da una vasta distesa di sabbia.

Tutto ciò era reso possibile da un fiume sotterraneo che partiva dal lago Hui, a molte miglia di distanza verso nord, giungeva nei pressi delle mura della città per poi curvare e lambire i confini del deserto verso ovest, tornando in superficie soltanto nel regno di Hollas; un sistema di acquedotti e macchine drenanti permettevano a tutti i cittadini di usufruire dell'acqua.

Sejh'katar era una città molto indipendente dal punto di vista del commercio, grazie a quella sua peculiarità non aveva particolare bisogno di scambiare merci con altri centri urbani, aveva i propri campi da coltivare, i propri pascoli, dagli animali traevano il cuoio e dai campi il cotone per intessere abiti, l'unica cosa che richiedevano era ferro, nient'altro che ferro.

« Ti è sufficiente questa barra di ferro? »

« Oh! Sì mia signora, è sufficiente, non dirò a nessuno che siete passata di qua, ve lo giuro in nome dl Re degli Dei! »

« Assicurati allora di mantenere la tua parola, in caso contrario verrò a prendere il tuo scalpo. »

La donna sellò il cavallo, un maestoso esemplare di cavallo da guerra e uscì dalla stalla lanciando il destriero al galoppo. Era ricercata per un crimine che non aveva commesso, non aveva tempo per cercare le prove della sua innocenza, se l'avessero scovata, l'avrebbero imprigionata e forse condannata a morte, l'omicidio di un nobile non passa inosservato.
Coperta da un mantello uscì dalla città prendendo la strada che l'avrebbe condotta a Kantara, continuando poi passando per Namida e infine sarebbe giunta a La Capitale, dove avrebbe dovuto incontrare un uomo di fiducia di colui che amava; in una tasca interna della sua veste era al sicuro una pergamena, la sua unica via di salvezza.

Lady Utena passeggiava nei giardini del castello, accerchiata dalle sue dame di compagnia e dalle altre nobili fanciulle, desiderose di entrare fra le sue grazie in quanto promessa sposa dell'erede al trono; la dama era al centro di tutte le attenzioni, "Guarda le rose, non sono niente in confronto alla tua bellezza." "I gigli sono così delicati ma mai quanto la tua pelle." "Sei liscia più di una pesca.". Utena al Kino sorrideva maliziosa a quelle premure così false come il sole di notte, tutte le damigelle del castello pendevano dalle sue labbra ma nessuna era degna della vera attenzione della signorina al Kino.

Un giorno lei sarebbe diventata regina, sarebbe diventata superiore a quel branco di gallinelle che lottavano fra loro per una briciola d'attenzione, e finalmente avrebbe potuto esternare il suo disgusto verso questo atteggiamento, odiava tutte le donne che la circondavano, avide e bramose di privilegi che non possedevano; il filo dei suoi pensieri si diradò non appena vide il principe reggente accompagnato da uno dei ministri costeggiare i loggiati del cortile, con un sorriso e un filo di voce si allontanò dal cerchio di donne e si avvicinò a Katòn con l'aria più umile che potesse assumere.

« Dunque cosa mi consigliate? »

« La cosa migliore da fare è quella di accontentare gli operai del ponte Maestà. »

Lady Utena esitò un attimo, non le piaceva origliare il discorso del reggente, da quel poco che aveva sentito doveva trattarsi di una questione importante, non voleva fargli perdere tempo ma non voleva nemmeno lasciar perdere.

« Maestà? Scusate il mio ardire nell'interrompere i vostri impegni, ma c'è un'affare importante di cui vorrei parlarvi. »

La nobile fanciulla s'inchinò rispettosamente e attese che il principe le rispondesse. Katòn congedò il suo ministro con un cenno della mano e invitò Lady Utena a rialzarsi, come imponeva l'etichetta la prese sotto braccio e iniziarono a passeggiare sotto i loggiati.

« Volete sapere di mio fratello, ho indovinato? » chiese Kat guardando fisso in avanti.

« Sì Maestà, è molto tempo che il re e il mio promesso sono partiti e ancora nessuno della nobiltà ha sue notizie. Vi prego, se vi dovessero arrivare delle informazioni io... »

« Non preoccupatevi Lady al Kino, voi sarete la prima che informerò, dopo il Consiglio di Stato s'intende. Presto diventerete mia sorella, che fratello sarei se mi comportassi altrimenti? »

Lady Utena gli rivolse il più sincero dei suoi sorrisi e si scusò ancora una volta per averlo interrotto.

« Non avete niente di cui scusarvi Lady al Kino, le vostre preoccupazioni erano più che giustificate, »

West al Denìo s'intromise di gran fretta, era sbucato da una delle porte dei loggiati e si era avvicinato a corsa al principe.

« Maestà, ci sono dei disordini in città, il comandante delle guardie cittadine chiede rinforzi. »

L'allegra giovialità tipica del capitano sembrava scomparsa del tutto, della confidenza con cui si rivolgeva a chiunque non v'era più traccia, l'uomo inginocchiato di fronte a Katòn era un perfetto soldato. Nonostante si conoscessero da anni il principe anora non si era abituato a questo "cambio d'abito" dell'amico, di rado lo vedeva così assorto nel suo dovere, per lui, così come per tutti, West al Denìo era una persona affabile e alla mano.

Non ci pensò su due volte, ordinò che prendesse i migliori uomini del reggimento e che andasse a rinforzare le linee della guardia cittadina; si rivolse a Lady Utena porgendole le sue scuse per quel contratempo imprevisto e la invitò a pranzo per il giorno seguente, in modo da poter parlare tranquillamente e senza l'intoppo dell'etichetta.


Roriath, dall'alto della sua dimora nel Mondo Divino, osservava lo sviluppo delle vicende umane, lei, che aveva una visione globale di quello che stava accadendo, che conosceva ogni particolare della storia, ridacchiò.

« Mio caro Katòn... Voglio vedere come riuscirai a cavartela adesso.

Tu non hai idea della situazione in cui ti caccerai, ma io sì, e se davvero riuscirai allora non ci sarà bisogno che io ti insegni. Sembra quasi che il fato ti abbia riserbato questa prova apposta. »

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