lunedì 21 dicembre 2009

Ragnarok

[OT: Prima puntata della prima novel che ospito in queste terre. Di norma non pubblico prima di aver completato la storia, ho sempre il timore di non riuscire a finirla, ma per questa volta voglio fare uno strappo alla regola, voglio vedere fino a che punto arriverò.]

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01


La neve cadeva sul castello reale di Irrfad, cadeva leggera, ricopriva tutta la natura circostante l'enorme complesso, ogni tanto dagli alberi cadeva un mucchio di neve rompendo il silenzio della foresta; gli animali erano in letargo, al riparo nel caldo delle loro tane, anche il principe era al caldo nel castello, ma un grave affare lo turbava, gli rendeva le notti insonni.
La guerra stava imperversando già da due anni, il sovrano del regno vicino aveva dichiarato guerra al padre del ragazzo per conquistarne alcune terre, ma il re di Irrfad non cedette alle richieste e preparò il suo esercito; da allora molte battaglie furono vinte e altre perse, nessuno dei due regni aveva intenzione di arrendersi; l'ultima battaglia avrebbe potuto essere quella decisiva, per questo il re Gothan e il suo erede Frey, fratello maggiore del ragazzo, erano partiti insieme all'esercito, era loro preciso volere partecipare come i loro soldati, essere in prima linea per vedere la disfatta del nemico.
Il giovane principe era inquieto, finché non sarebbero ritornati lui era il reggente del regno, una carica troppo stretta per lui, abituato fin da piccolo a visitare biblioteche ed a frequentare precettori che gli trasmettessero lo scibile umano; non era mai stato portato per la guerra, mal maneggiava una spada, poco s'intendeva di strategie militari e meno che mai era desideroso di fare carriera nell'esercito; data la sua posizione di figlio cadetto reale si sarebbero potuto spalancare per lui le porte dell'esercito, sarebbe potuto diventare un Sommo Generale in brevissimo tempo, forse non ci sarebbe neanche stato bisogno di fare esperienza sul campo, ma la sua decisione fu irremovibile, non desiderava l'esercito, preferiva di gran lunga i templi degli Dei e delle Dee, le biblioteche, i luoghi di sapere.


Era ormai una settimana che il re suo padre e il principe ereditario erano partiti e ancora non erano pervenuti loro messaggi, il principe stava studiando libri di politica nelle sue stanze quando un soldato aprì la porta ed entrò dentro.
« Mi sembrava di aver ordinato espressamente che nessuno disturbasse i miei studi. » disse il ragazzo senza voltarsi o distogliere lo sguardo dal libro.
« Io non sono nessuno, mio caro Katòn noc Ferac, io sono il capitano delle guardie del castello nonché tuo migliore amico. Sono venuto a dirti che non puoi continuare così, devi farti vedere, i postulanti chiedono di te, non del tuo Consiglio di Stato. »
Kat si massaggiò gli occhi e chiuse il libro, si alzò dalla sedia e andò incontro al capitano sorridendogli.
«Da quant'è che non mi chiamavi con il mio nome completo? » gli chiese invitandolo a mettersi a sedere su una delle tante sedie del suo studio.
« Da sempre, è da quando ci siamo conosciuti per la prima volta che ti ho sempre chiamato con il tuo nomignolo, ma sai, adesso sei il reggente, l'equivalente di Sua Maestà, non posso permettermi di chiamarti semplicemente Kat, ti dovrò chiamare almeno con il nome completo. » rispose allegramente il capitano.
Katòn chiamò una cameriera e ordinò che fossero serviti del té con biscotti e che li lasciassero in pace, dovevano discutere di importanti questioni.

Katòn noc Ferac conobbe West al Denìo quando aveva appena sei anni, il ragazzo aveva cinque anni in più del principe e anche se era grande abbastanza da capire che gli doveva obbedienza, non aveva mai usato formule o titoli onorifici nei confronti del principino, il suo rispetto se lo sarebbe dovuto guadagnare in qualche modo.
Il principino era intimorito dal ragazzo più grande, sapeva che gli sarebba bastato un niente per fargli del male così mise subito in avanti le mani.
« Non voglio farti del male quindi tu non ne farai a me, va bene? » disse semplicemente il piccolo Katòn.
Da quel giorno West prese a chiamarlo Kat, un nomignolo carino ma pur sempre irrispettoso, chi era lui per poter affibbiare al principe un tale nome? Katòn però non aveva mai dimostrato disapprovazione, al contrario aveva sempre mostrato una certa ammirazione nei confronti di West, era lui quello forte e coraggioso, un modello a cui poter arrivare.
Poi con il passare del tempo Kat si era reso conto che non sarebbe mai potuto diventare come lui, ma questo non minò la loro amicizia; avevano preso strade diverse ma avevano continuato a sostenersi a vicenda.

West finì di sorseggiare il suo té lentamente, voleva gustarsi il caldo sapore dell'erbe usate; sospirò nel posare la tazza, quello per cui era andato da Kat non era un facile argomento.
« Ehi Kat, lo sai che adesso sei il reggente vero? » domandò appoggiandosi con i gomiti sulle ginocchia.
« Certo che lo so, ingenuo s'intende ma fino a questo punto... »
« Esatto, proprio fino a questo punto, tu sostituisci tuo padre, comandi in nome suo, sai cosa vuol dire questo? »
« Sì, lo so, non importava che tu venissi a dirmelo. »
« E invece importava! Girano già voci di mal contento sul tuo operato, te ne rendi conto? Dopo solo una settimana, è inaudito! Io lo capisco che non sei stato cresciuto con la convinzione di dover prendere il posto di tuo padre, ma è chiederti troppo recarti nella Sala delle Udienze, una volta al giorno tutti i giorni? »
L'atmosfera si fece tesa, i due ragazzi si fronteggiavano con gli occhi, senza dire una parola, Kat sapeva che l'amico aveva ragione, lo sapeva fin troppo bene, ma cosa poteva fare lui? Non aveva mai avuto a che fare con le questioni di stato, erano un affare troppo delicato, lui regnava in nome di suo padre, se avesse compiuto qualche azione o detto qualcosa di inanerrabile, la vergogna e il disonore sarebbero ricaduti sul re, non sulla sua persona.
West si alzò in piedi, era stanco di aspettare una risposta che non sarebbe mai arrivata, si diresse verso la porta e si fermò sulla soglia. In quel momento appariva come un vero e proprio soldato, aveva la mano destra appoggiata allo stipite della porta mentre la sinistra era calata sull'elsa della sua spada.
« Fa' come ti pare, io ti ho avvertito, ho fatto più di quello che dovevo fare. Sappi solo una cosa: so cosa pensi e ti dirò, se non lo fai, se non tenti, non sei degno di farti chiamare Principe. »
Il Principe rimase solo nelle sue stanze, solo a riflettere su quello che gli aveva appena detto il capitano delle guardie del castello, non aveva di certo tutti i torti; non era mai stato un tipo molto orgoglioso, non ebbe problemi ad inseguire per i corridoi del castello il suo migliore amico e chiedergli di aiutarlo in quell'impresa.

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