venerdì 13 agosto 2010

Solarium - Il diario di una ragazza particolare

Parte I
10/01/20XX

Caro diario,
sai, ho come l’impressione di essere seguita. Ti avevo accennato al tipo biondo che avevo visto per Capodanno, no? Be’, è lui, lo ritrovo in ogni locale in cui vado. Non fa niente di male eh, sta al bancone o al tavolo e beve un drink, non fa altro, non balla, non socializza.
L’ho detto alle mie amiche, ma loro non credono alle mie “manie di persecuzione”, come le chiama Mary, secondo Nikki lui ci vuole provare con me.
« Helen, tesoro » mi ha detto stamani a scuola, « datti una svegliata, le sue intenzioni sono chiare come il sole. »
Non so, c’è qualcosa di strano in lui, è una persona fredda, distaccata, a me da questa sensazione e non mi piace, proprio per niente.

12/01/20XX


L’ho incontrato anche ieri sera, questa volta ho osato: gli sono andata vicina e gli ho sorriso, l’ho perfino salutato; lui mi ha risposto con un mezzo sorrisino ed è tornato nel suo mondo. Diciamo che mi sono sentita avvilita, se davvero questo tipo mi vuol conoscere non è partito bene.
Tra l’altro questo non è neanche un bel periodo, stamani ha telefonato papà. Ha annunciato il suo matrimonio con quell’odiosa della sua nuova compagna.
Quanto non la sopporto! È antipatica, snob, si crede una diva quando invece è una misera segretaria – del direttore di un importante azienda, lo ammetto, ma pur sempre una segretaria! Mi domando coma abbia potuto innamorarsi papà di una donnaccia come quella, vuole mettere bocca su tutto.
Te lo dico io perché si sposano: quella donna si è fatta mettere incinta di proposito, se non ci fosse questo bimbo in arrivo forse papà non se la sposerebbe.
Mi disgusta sapere che al mondo esistono persone come lei.
Ora ti devo lasciare, tra poco arriverà Mary, stasera karaoke.

15/01/20XX

Ho paura.
Ancora non riesco a credere a quello che è successo in questi ultimi tre giorni. Sono sconvolta, ma cercherò di essere il più chiara possibile.
Quando sono andata al karaoke ho trovato di nuovo quel tipo, il ragazzo biondo, solo che sembrava completamente diverso; sorrideva, salutava le persone, pareva molto affabile e alla mano. Mi si è avvicinato e si è presentato.
« Mi chiamo Alex. » ha detto offrendomi da bere.
All’inizio mi sono tenuta un po’ sulle mie, poi, entrando nel discorso, gli ho fatto notare come, all’incirca in queste ultime due settimane, ci siamo sempre incrociati nei vari locali; lui, Alex, ha replicato che doveva essere un segno del destino.
Ha insistito parecchio per riaccompagnarmi a casa, ho pensato volesse passare una notte brava, ma io ho rifiutato, non sono tipa da una botta e via, Alex insisteva, insisteva, così alla fine ho ceduto. Lo vedevo inquieto, sempre a guardarsi intorno, ma non credevo che… oh, sto divagando. Dove ero rimasta? Ah sì.
Dicevo, era ansiosa, solo noi due nel cuore della notte dato che le mie migliori amiche erano rimaste al locale, ad un certo punto spunta fuori da un vicolo un ragazzo che impreca qualcosa da Alex, poi il finimondo.
Questo tizio salta addosso ad Alex velocissimamente mentre Alex (oh, lo so che è brutto a sentirsi, ma ora proprio non ho tempo per pensare a grammatica e sintassi.) mi scosta spingendomi da parte. Non ho visto molto a causa della loro velocità, ma ti posso assicurare che quei due stavano combattendo con morsi e graffi. Io ero ferma contro un muro quando due mani mi prendono per il braccio e mi trascinano via. Ho cercato di ribellarmi, ci ho provato con tutte le mie forze, ma sono stata sopraffatta, mi hanno infilato un sacco di tela in testa e mi hanno portato via.
Quando ho rivisto la luce mi trovavo in uno scantinato, credo, c’era un sacco di gente tutt’intorno a me che mi fissava quasi come fossi carne da macello, c’era un brusio insopportabile, poi una donna ha intimato il silenzio.
L’ho fissata per un’eternità stampandomi nella mente ogni particolare di quella creatura così… così misteriosa, affascinante, sensuale, pericolosa, mortale…
Aveva gli occhi viola, di un colore intenso che fa venire voglia di abbandonare tutto solo per poterli ammirare, i capelli lunghi, lisci, lucenti e soprattutto bianchi; aveva un portamento ed un’eleganza innata che la facevano spuntare da uno di quei quadri settecenteschi con principi e principesse, vestiva con un lungo abito nero, ornato di pizzo agli orli.
Le labbra erano piene e carnose, il naso appuntito, la carnagione chiara, era pallida, una bambola di ceramica.
« Benvenuta nella mia comunità, Helen, per quanto un essere umano possa essere il benvenuto nella casa di un vampiro ovviamente. »
Le sue parole mi sono rimaste impresse, marchiate a fuoco.
« Non stiamo a fare troppi giri di parole, tu sei un essere umano, noi vampiri; non fare mosse azzardate, non rispondo delle azioni dei miei seguaci. »
Il silenzio s’era fatto come tombale, potevo udire distintamente i battiti del mio cuore. Credevo di vivere un incubo, non riuscivo a crederci, neppure quando la donna mi ha mostrato le zanne appuntite per rimarcare il concetto.
« Tu sei speciale, Helen. Il tuo sangue contiene una proteina particolare, la solarina, che consente a noi vampiri, se bevessimo il sangue contenente questa proteina, di esporci alla luce del sole senza subire danni.
Starai sicuramente pensando che verrai mangiata a breve, per tua fortuna non è ancora così. »
Adesso so come si sente un animale che sta per essere macellato, è una sensazione orribile, il cuore batte forte, il respiro è affannoso, si ha la sciocca speranza di potercela fare e il pensiero ricorrente è: “Non sta accadendo a me.”. È così che si sente un condannato a morte? Se i legislatori dei paesi dove è ancora in vigore provassero cosa ho provato io, sicuramente la pena capitale sarebbe abolita in tutto il mondo.
È una cosa che non si riesce a spiegare con parole, si può soltanto vivere.
« Non hai bisogno di conoscere l’intera storia, ti basta sapere che mio fratello e il suo clan mirano alla distruzione del genere umano, io, al contrario, punto alla sua preservazione. Di cosa ci ciberemmo altrimenti? Converrai anche tu che l’idea di mio fratello è folle, da secoli i nostri due clan si combattono fra loro e ancora non esiste vincitore. Adesso invece siamo finalmente giunti alla battaglia finale, ho inflitto una poderosa sconfitta a quel buffone di mio fratello, molti dei suoi lo hanno abbandonato per sposare la nostra causa. Il loro prossimo attacco coinciderà con la loro sconfitta definitiva. »
A quel punto le ho domandato che ruolo avevo io nella loro guerra.
« Quanto sei poco perspicace mia cara.
Ti ho appena detto che sei speciale; mio fratello – Wolfgang, che nome orrendo – mira da sempre poter assaporare il sangue di un Solarium, crede che lo porterebbe in una posizione di vantaggio rispetto a me, quello che non sa è che anche io ho bevuto il sangue contenente la solarina. »
Poi mi ha fornito altre notizie, ma sono così numerose e così surreali che fatico a crederci, nonostante abbia la prova della loro realtà.
Il succo della questione comunque è questo: io devo fare da esca e attirare questo Wolfgang nella trappola che quella donna ha preparato, poi sarò di nuovo libera.

Adesso sono “prigioniera” nella lussuosissima stanza di un albergo a cinque stelle; i vampiri non badano a spese a quanto pare, la vampira è anche una potente imprenditrice che manda avanti un’importante multinazionale grazie ad alcuni suoi servi umani (però, che ipocrita…).
Alex, che ha avuto ordine di starmi addosso 24 ore su 24, sta riposando nella sua bella bara di mogano, gli ho chiesto di prenderti da casa mia, caro mio diario, sei la mia unica valvola di sfogo, non so come potrei continuare ad andare avanti senza di te…
Oh no, si sta svegliando.
Devo lasciarti, continuerò il mio racconto un’altra volta, ammesso che viva ancora…

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