venerdì 7 maggio 2010

Ragnarok

19

La mischia nel pomeriggio fu meno spettacolare dei singoli incontri del mattino, il principe Frey noc Savhr vinse e dedicò la vittoria alla moglie e al piccolo che stava crescendo nel grembo della donna; Sua Maestà lo incoronò campione della giostra sotto gli applausi del popolo. Katòn si alzò per congratularsi con il fratello.

« Sei stato eccezionale! » gli disse.

Frey sorrise, poi s'allontanò, aveva intenzione di cercare Esta e parlare privatamente con lei, la trovò insieme al fratrellastro intenta ad aiutarlo per la processione di ritorno al castello. La donna lo vide, ma lo ignorò deliberatamente, non era sicura dei suoi sentimenti e l'indifferenza era, così credeva lei, la soluzione migliore.


La cena fu un trionfo di ilarità e festa, Sua Maestà aveva ordinato che fossero preparate almeno una quindicina di portate, giocolieri e saltimbanchi animavano la serata con i loro spettacoli, musici e danzatrici si esibivano in un angolo ricevendo le lodi dei presenti.

La principessa Utena dispensava parole e sorrisi a chiunque, al contrario di suo marito, il principe Frey, che mangiava in silenzio, pensieroso; Katòn intratteneva alcuni nobili e ministri con alcuni discorsi riguardanti l'istruzione e la cultura nella popolazione contadina. West ed Esta invece ispezionavano la sala come era loro dovere.

Alla decima portata Katòn chiese il permesso per potersi ritirare nelle sue stanze, si fece accompagnare da Esta, il principe cadetto cercò di protestare, di dire che non c'era nessun pericolo, ma fu tutto vano, sia suo padre sia il capitano delle guardie del castello non volevano sentire repliche.

« Davvero, non ho bisogno della scorta per andare nei miei appartamenti, conosco la strada e conosco il mio popolo, nessuno oserebbe farmi del male, amano mio padre e mio fratello; sul serio non corro rischi. »

« Se mio fratello o Sua Maestà vengono a scoprire che non ho svolto il mio dovere, sono io quella che corre dei rischi; ricordati che per molti io sono ancora la mercenaria che ha tentato di uccidere il principe ereditario. »

Katòn rimase interdetto per qualche secondo.

« Mi dispiace, non ho fatto molto per aiutarti. »

« Hai fatto più di quanto avresti dovuto. È anche merito tuo se ho potuto avere un giusto processo. Piuttosto dimmi, stasera eri pensieroso, c'è forse qualcosa che ti turba? »

« Sì, c'è qualcosa, ma lascia stare, ti prego. »

« Non ne vuoi parlare? »

« Se te ne parlassi mi prenderesti per pazzo come fece West a suo tempo. »

« Non è detto che sia così. »

Il principe fissò la donna negli occhi, era sincera, ma dubitava potesse credergli, in fondo quella storia era stata assurda anche per lui, che ne era un protagonista.

« Tu credi negli Dei? » le domandò Katòn di fronte la porta che conduceva alle sue stanze.

« Sì »

« E sai cos'è il Ragnarok? »

« Non è la Guerra degli Dei, che sancisce l'inizio della fine del mondo? Così ho sentito dire da un sacerdote. »

« No. »

« No? »

« No. »

Le raccontò tutto dall'inizio, da quando era diventato reggente, dal suo incontro con la Dea, le sue strane istruzioni, tutto. Esta lo ascoltava con attenzione, annuendo di quando in quando, non c'era traccia di derisione nel suo volto e dalla sua voce non trapelava nota di scherno.

« Ti sei cacciato proprio in una brutta situazione, hai pensato ai rischi che potresti correre? »

« Sì, ma alla fine sono tutti irrilevanti, io non sarò Re quindi non ho doveri di sorta, l'importante era che almeno mio fratello tornasse sano e salvo dalla guerra, tutto qui. »

« Se lo dici tu; in ogni caso presta ben attenzione, West potrebbe non resistere al dolore della tua perdita, ti vuole bene. »

« Non ti preoccupare, non sono intenzionato ad andarmene negli Alti Cieli. »

Rimasero in silenzio per qualche minuto, Katòn aveva aperto la porta, ma ancora non si decideva ad entrare, c'era un'ultima cpsa che doveva chiedere ad Esta.

« Mi credi davvero? »

« Sì, quando si ha a che fare con le divinità tutto è possibile, anche questo.

Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non esitare; parlerò con mio fratello. »

« Ti ringrazio Esta. »

Si congedarono. Esta tornò ai suoi doveri di guardia, Katòn, invece, si svestì, si fece un bagno e si coricò a letto.

Sognò delle fanciulle senza volto che si tiravano i capelli, ad un certo punto gli sembrò di riconoscere Roriath, ma fu svegliato di soprassalto dal capitano delle guardie che borbottava qualcosa a proposito di certe scemenze, solo che Katòn era ancora troppo assonnato per capire quello che stava dicendo.

« Cosa hai detto? Puoi ripetere per favore? »

« Ti ho chiesto come ti è saltato in mente di raccontare tutte quelle stupidate a mia sorella, insomma, non ti credevo davvero pazzo. »

« Ma è la verità. » protestò debolmente il principe cadetto.

« Finché non vedrò questa fantomatica Dea non ti crederò. »

« Fantomatica!? West!, ma se sei stato proprio tu a consigliarmi di rivolgermi a lei! »

« Piccoli dettagli trascurabili. »

« Sono senza parole sai? »

« Strano, non sei tu quello che conosce tutte le cose? » ridacchiò West.

Katòn scosse la testa divertito, si alzò e dopo aver compiuto le quotidiane abluzioni mattutine si recò nella biblioteca del castello; era riuscito a procurarsi una rara copia de "La storia al principio del tempo" e aveva intenzione di trascorrere la mattina in sua compagnia.

Non trovava niente di più piacevole della lettura di un libro, ogni volta gli si spalancavano le porte del mondo, poteva udire gli antichi sapienti narrare le gesta dei primi eroi, poteva vedere gli scienziati usare la loro conoscenza, con l'immaginazione riusciva ad alzarsi in volo ed osservare il suo regno com'era mille anni prima della sua nascita.

Preso com'era dalla narrazione dell'autore del libro non si accorse che era giunta l'ora di pranzo, la torre campanaria aveva suonato dodici rintocchi; la biblioteca si trovava esattamente sopra le cucine reali, se si concentrava poteva sentire i cuochi che cucinavano e gli odori che uscivano dalle pentole.

Chiuse a malincuore il suo tesoro e si diresse verso la sala da pranzo, lì vi trovò suo fratello intento a discutere di strategia militare con West mentre la principessa Utena giocava a carte con una delle sue dame di compagnia vicino al camino scoppiettante.

« Oh, fratello, sei arrivato giusto in tempo, vuoi unirti con noi per il pranzo? » gli domandò Frey Noc Savhr avvicinandosi.

« Molto volentieri. »

Il principe ereditario diede ordine che fosse servito il pranzo e mentre i commensali si accomodavano chiese al capitano delle guardie del castello la ragione del perché sua sorella non fosse presente nonostante fosse stata invitata.

« Vogliate perdonarla, principe. » rispose West umilmente, « Mia sorella è indisposta oggi, mi manda a ringraziarvi per l'invito e allo stesso tempo si scusa per non poter essere presente. »

Katòn sorrise debolmente, in realtà Esta non aveva voluto partecipare a causa della presenza della principessa; come gli aveva spiegato poco prima, quando si erano incrociati in uno dei tanti corridoi del castello, Lady Utena non tollerava la sola vista della donna, l'accusava di averle portato via il cuore del marito, ed Esta non era sicura di poter sopportare la visione dell'uomo che aveva amato con tutto il cuore tra le braccia di un'altra donna.

"Questa rivalità potrebbe non essere più sostenibile un giorno."
constatò Katòn addentando della carne di cinghiale, "Ma in ogni caso non è affar mio, io ho altri problemi da affrontare."

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