martedì 26 ottobre 2010

Ragnarok

28

Fendenti, scoccate, parate, per tre lunghi giorni Katòn si dedicò ad affinare le sue misere capacità con le armi bianche insieme a West, suo spietato mentore. Non riusciva a capire come mai, dopo ogni scontro, i muscoli delle gambe e delle braccia gli dolevano così tanto da farlo lacrimare mentre West pareva fresco come una rosa; questo faceva montare al principe cadetto una rabbia tale da renderlo, scontro dopo scontro, più determinato a batterlo, fosse stato anche solo per una volta sola.
Il primo giorno aveva dimostrato a tutto il castello di non essere affatto portato per combattere con la spada, perfino suo padre era andato ad assistere a quell'evento straordinario, il principe Katòn che tirava di spada non era certamento uno spettacolo ordinario.
Il secondo giorno di allenamenti vide il principe minore combattere con suo padre, nobili e alti dignitari di corte accorsero immediatamente, West stava da parte incitando l'amico a battersi con forza e coraggio. Sua Maestà si era rivelato uno spadaccino ancora in forma, dopo aver battuto il figlio ricevette il plauso di tutti gli spettatori; Katòn si defilò nelle sue stanze, meditando sulle infime possibilità che aveva di sconfiggere un Sicario in duello.
Il terzo giorno Katòn riuscì, dopo ingenti sforzi, a colpire West ad un braccio, tuttavia fu subito sconfitto dall'attacco successivo dell'amico: il principe aveva attaccato, ma West aveva parato e lo aveva colpito allo stomaco con un pugno deciso. Katòn cadde a terra ansimando e tossendo violentemente.
« Non si combatte come cani rabbiosi, Katòn.
Se vuoi attingere alla rabbia che hai in corpo per combattere va bene, ma fallo con la testa. »
« Mi hai tirato un pugno... » protestò Katòn ansimando per il colpo ricevuto.
« Sì, non crederai mica che i Sicari siano degli uomini d'onore, vero? »
Il giovane rifletté per qualche minuto sulle parole dell'amico, non gli si poteva certo dar torto.
Aborrava l'idea di dover condurre un duello, men che mai in maniera tanto subdola eppure sapeva che era l'unica possibilità che aveva.
Non gli importava degli altri araldi, in quel momento la sua priorità era sconfiggere il Sicario prima che potesse commettere altri omicidi.
Katòn rinfoderò la spada. Era quasi ora di andare.

Il luogo scelto per l'appunto era il medesimo dove l'araldo di Corinne s'era fatto vedere tre giorni prima. Il sole era alto nel cielo e la temperatura dell'aria era piacevolmente calda per essere agli inizi della primavera; la foresta si stava animando dei piccoli animaletti in carca di cibo, degli uccellini e del loro canto, della vita che si risvegliava dopo il lungo inverno.
Katòn e West arrivarono puntuali, era possibile sentire i tre rintocchi pomeridiani della Torre Campanaria, esattamente come il Sicario aveva chiesto...
Quando il principe e il capitano delle guardie erano tornati al castello una cameriera porse a Katòn una busta sigillata con della ceralacca nera, il principe era andati nei suoi appartamenti e, insieme a West, l'aveva aperta leggendo così che il Sicario incontrato prima gli aveva fornito le indicazioni per l'incontro successivo.
« Il nostro uomo non si fa vedere. » commentò West smontato da cavallo.
« Dev'esserci sicuramente una motivazione per questo suo ritardo. » rispose Katòn guardando apprensivamente l'amico.
Da una fonte sicura – una vecchia cameriera che si era occupata di entrambi con amore – aveva scoperto che ultimamente il giovane capitano delle guardie era solito cenare insieme a Dama Felia, vedova del conte Gunfrast, ucciso durante la Battaglia del Deserto. Non che la cosa gli desse fastidio, anzi, era molto contento che finalmente West avesse iniziato a mettere la testa a posto; quello che lo preoccupava era il coinvolgimento dell'amico nel Ragnarok.
Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Poi gli balenò alla memoria una cosa che gli aveva detto il capitano dopo il suo incontro con il Veggente. Se davvero il povero vecchio poteva vedere nel futuro, allora...
Cercò di tornare ai suoi pensieri principali, non era il momento di esultare per certe cose, la sua priorità era il Sicario, guadagnarsi in qualsiasi modo la sua fiducia e poi colpirlo alle spalle.
« Perdonate il mio ritardo, il mio lavoro mi espone spesso a dei contrattempi. »
L'araldo di Corinne si presentò finalmente al principe e al capitano delle guardie.
In poche parole spiegò loro che in città c'era un altro araldo e che il loro compito era quello di farlo uscire di scena il prima possibile per evitare scontri inutili alle loro dee.
« Aspetta, anche se noi diventassimo alleati, alla fine rimarrebbero Roriath e Corinne, lo scontro finale.
Chi mi assicura che non cercherai di farmi fare la medesima fine degli altri araldi? »
« Principe, suvvia, così m'offendete. Una volta che rimarranno solo loro due il nostro compito sarà finito, spetterà alle nostre Signore combattere, noi non dovremo più fare niente. »
Katòn lo fisso perplesso, non si fidava.
« Indicaci la strada. » sospirò il principe cadetto affiancandosi all'amico.
Il Sicario fece un sorrisetto e si portò avanti; non parlarono per tutta la durata del breve viaggio, West era concentrato ad osservare ogni minimo movimento del sicario, Katòn perso nei suoi pensieri. In città presero vie secondarie e stretti viottoli.
« Poco più avanti ci aspetta il nostro obiettivo, per depistarlo gli ho suggerito che avremmo potuto essere alleati. Ovviamente non sarà così, non guardatemi di sbieco. »
« Sempre che di te ci si possa fidare. » insinuò West.

La piazzetta dove il sicario aveva deciso di darle appuntamento era deserta, non si vedeva nessuno che camminasse o che passasse di là per puro caso.
Shirea si tormentava le mani, si era ripassata il discorso più e più volte durante quei tre giorni, solo poche frasi: "Ilùva non accetta, vuole combattere con Corinne, ora, immediatamente.", non era così difficile da pronunciare.
Si guardò intorno, di quell'uomo nemmeno una traccia. Era agitata, spaventata, ma si impose la calma, se qualcosa fosse andato storto Ilùva non sarebbe stata contenta, gliel'aveva promesso, l'avrebbe cercata anche all'altro mondo pur di vendicarsi.
Sentì dei passi dietro di lei.
Si volto lentamente, prendendo il coraggio a due mani per affrontare il Sicario.
Non era preparata alla visione che le si poneva agli occhi.

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