sabato 2 ottobre 2010

Ragnarok

27

« Vieni West, ti faccio conoscere la Dea della Guerra, mi sembra un atto dovuto dal momento che ti ho coinvolto in questa assurda guerra divina. »
« Sì... certo, e magari prendete anche il té insieme. »
« Non ti conviene fare lo spiritoso, non davanti a lei. »
Le vie della città erano affollate e strette, i banchi del mercato occupavano gran parte delle strade. La fiera era rinomata in tutto il regno, si diceva fosse possibile trovare tutto ciò di cui si aveva bisogno e non: cibi esotici, stoffe preziose, monili. C'erano addirittura commercianti che vendevano mobili; nelle piazze si potevano trovare dei venditori di frutta candita, ortaggi e frutta, frutta secca.
Le locande e le taverne erano piene e lavoravano di gran lena mentre nei postriboli le donne decantavano le gioie e i piaceri del sesso per attirare clienti.
Il mercato della Capitale era famoso anche per la sua lunga durata, si svolgeva una volta ogni tre mesi, una per ogni stagione dell'anno, ma per sette giorni e sette notti non chiudeva mai.
Le notti erano dedicate alle feste e agli artisti, i menestrelli suonavano le loro melodie, i pagliacci intrattenevano i bambini mentre i genitori potevano assistere a qualche opera teatrale all'aperto, giocolieri e funambolieri si facevano notare dal pubblico con i loro giochi.
In mezzo alla masnada di persone intente a guardare e comprare il principe cadetto e la sua nuova fedele guardia personale cercavano di farsi strada per arrivare al quartiere religioso.
« Dovevamo venire proprio oggi? Non era meglio aspettare? » protestò West tentando di non perdere di vista il suo compagno.
« Anche se fossimo venuti domani o fra tre giorni non sarebbe cambiato niente, meglio levarsi il dente subito. » rispose Katòn scostando gentilmente le persone.
Finalmente giunsero a destinazione, il tempio di Roriath era proprio di fronte a loro.
Katòn entro per primo, si accertò con un rapido sguardo che non fosse presente nessuno e si annunciò.
West lo guardò scettico, incrociò le braccia e inarcò un ciglio, ancora nessuna fantomatica dea si era presentata; Katòn si annunciò nuovamente e invocò Roriath affinché facesse la sua comparsa, il capitano delle guardie iniziò a sbuffare.
« Katòn andiamo via, è inutile perdere tempo qui. »
« Perdere tempo? Perdere tempo!? Hai veramente detto ciò!? Se non fossi un aiuto per Katòn ti avrei già infilzato con la mia lancia. »
La Dea della Guerra si materializzò dietro West, fissandolo furente; la povera guardia ebbe un tuffo al cuore, dietro di lui non c'era nessuno, ne era perfettamente sicuro, come aveva fatto quella donna ad avvicinarglisi senza farsi sentire? Non era una cosa possibile. La osservò attentamente, era la medesima figura della grande statua dietro l'altare, che si trattasse veramente di una divinità? Che Katòn avesse avuto ragione fin dall'inizio?
« Tu... tu sei... una dea? » domandò titubante, facendosi piccolo di fronte alla maestosità della divina persona.
« No, sono tua madre. » replicò sarcastica Roriath, « Certo che sono una Dea! Per chi mi hai preso, per una donna qualsiasi? »
« Roriath ti presento West al Denìo, capitano delle guardie del castello reale, mia guardia personale e mio più caro amico.
West ti presento Roriath, Dea della Guerra » intervenì Katòn facendo le presentazioni.
« E favorita uscente del Re. » puntualizzò Roriath avvicinandosi all'altare del tempio.
« Davvero? Non me lo avevi mai riferito. »
« Ah no? Be' adesso lo sai. »
la dea si mise a sedere sopra il blocco di marmo, accavallando le gambe e appoggiandosi sui gomiti.
« Corinne ha avanzato un'offerta, una proposta di alleanza. » disse il principe minore e raccontò nei minimi dettagli l'incontro con il Sicario e il loro scambio di parole.
West, che ascoltava distrattamente, era ancora basito per quello che era appena successo, una divinità gli era apparsa ai suoi occhi! A lui, che non credeva a niente di ciò che i suoi occhi non potevano vedere, a lui, che non aveva fede negli déi.
Era accaduto tutto troppo in fretta, doveva trattarsi necessariamente di un sogno, di un'allucinazione, Katòn non stava parlando davvero con una dea.
Nonostante si fosse dato pizzicotti su pizzicotti quella realtà non mutava, una delle sue tante filosofie di vita recitava: "Se non vedo, non credo". West però aveva visto, non aveva, dunque, più motivo per non credere alle parole dell'amico.
Si diede dello stupido e dell'infame, per tutto quel tempo - un anno? - aveva dato del pazzo a Katòn per colpa delle sue storia, ultimamente aveva persino creduto che fosse tutta una messinscena per incontrarsi con l'amante e invece...
E pensare che sua sorella Esta aveva creduto al principe fin da subito. Si ripromise di sdebitarsi con l'amico non appena ne avesse avuto l'occasione.
« Ritengo che sia una trappola, ma accettando avremo l'occasione di ucciderlo. Sono metodi che mi ripugnano, ma, come ho già detto a West, è l'unica soluzione che ho trovato. »
Roriath annuì soddisfatta, forse non aveva commesso un così grande errore nello sceglierlo come proprio araldo.

La temperatura stava iniziando ad aumentare, segno che la Primavera era ormai alle porte. Non nevicava più da un paio di settimane e il manto bianco era sparito quasi totalmente, solo alla mattina presto e alla sera il freddo tornava a regnare incontrastato.
West era stranamente silenzioso, osservò Katòn, non era affatto da lui starsene buono buono in silenzio, cercò di attaccare bottone, ma la guardia sembrava non ascoltarlo; alla fine Katòn decise di tirare avanti fino al castello senza più parlare.
Arrivati al cortile smontarono da cavallo e affidarono le due bestie allo stalliere, il principe stava già dirigendosi verso il grande portone quando West lo bloccò.
« West, cosa c'è? »
« Sfodera la tua spada e combattiamo. » disse serio il giovane capitano.
« Stai scherzando spero, lo sai che non sono bravo a combattere. »
« Appunto, devi saperti difendere. »
« West, ma... »
« Katòn Noc Ferac al Irrfad, sfoder la tua spada e combatti contro di me. » il tono della voce di West non ammetteva repliche.
Ammutolito Katòn fece come gli era stato ordinato, sguainò la sua arma e la puntò verso West, in posizione d'attacco.
« Proprio ora? Qui? »
« Sì, Qui alleno le nuove matricole e qui allenerò te. »
Il principe cadetto si preparò all'attacco dell'amico. Non fece in tempo a parare un paio di stoccate che fu subito disarmato, West lo guardò esterrefatto, non credeva che il principe fosse talmente scarso.
« Dovremo lavorare molto... » sospirò West quasi rassegnato.

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