lunedì 20 settembre 2010

Ragnarok

26

Sì, non aveva dubbi, l'uomo che stava di fronte loro era sicuramente l'omicida del povero araldo di Eeda, tutto combaciava nella mente di Katòn, che per la prima volta comprese quanto poco seriamente aveva svolto finora la sua missione. Si era limitato a leggere libri e a cercare di rintracciare solo una ragazza, mosso da chissà quale ossessione, non aveva fatto i conti con gli altri araldi; eppure sapeva della loro esistenza, sapeva che erano molte le divinità partecipanti al Ragnarok, un imperdonabile errore di valutazione.
West osservò attentamente la figura, il cui colore predominante era il nero: stivali di pelle nera, pantaloni neri, giubba nera, mantello nero, perfino i suoi capelli erano neri. Indubbiamente era un uomo che non voleva farsi riconoscere, uno che aveva a che fare con le tenebre, con l'oscurità della notte e il capitano conosceva soltanto un ristretto numero di persone che erano solite vestirsi ed agire in quella maniera.
« Sei un Sicario » affermò sicuro delle proprie parole.
L'uomo misterioso sgranò gli occhi per la sorpresa, non si era aspettato di essere riconosciuto, l'Ordine dei Sicari era sempre stato molto discreto, attento a non far circolare voci sul suo conto, era considerato una sorta di leggenda. Il nero serviva a mimetizzarsi nel buio ed a restare anonimi durante il giorno, ogni Sicario faceva in modo da non lasciare testimoni scomodi, il loro era sempre un lavoro perfetto e pulito.
« Dunque sai chi sono, non mi stupisce che tu, West al Denìo, sia diventato capitano delle guardie così giovane, un buon comandante è colui che conosce a fondo il nemico. »
« Vedo che anche tu conosci il nemico. » replicò West roteando la lunga spada.
« Aspetta West, quest'uomo non ci farà del male, se avesse voluto ucciderci lo avrebbe già fatto. »
« Siete perspicaceMaestà, lasciate che ci illustri il motivo della mia venuta. »
Katòn annuì dando il suo consenso, il Sicario voleva trattare, era palese e infatti non si sbagliò, gli propose un'alleanza con Corinne, Dea della Discordia, per affrontare le altre avversarie.
« Ponderate bene sulla mia proposta, se accettate sarò ben lieto di dividere con voi le mie conoscenze, nel malaugurato caso doveste rifiutare, be', potete immaginare le conseguenze.
La mia dea vi concede tre giorni di tempo, a presto dunque. »
Il Sicario si addentrò velocemente nella boscaglia da cui era provenuto e si accertò che non fosse seguito, aveva ancora un'alleanza da proporre.

« Perché l'hai lasciato andare? Avrebbe potuto ucciderci in qualunque attimo, te l'ha mai detto nessuno che sei un irresponsabile? »
« West, la sua offerta trasudava odore di trappola.
Dea della Discordia... se non è una trappola questa. »
« Se lo sapevi allora sei doppiamente incosciente, perché fare il suo gioco? »
« Perché quel sicario crede di aver a che fare con uno sprovveduto, un principino viziato e coccolato, non sa che ho passato l'ultimo anno a studiare libri di strategie e miti antichi. »
« Cosa c'entrano le leggende? »
Katòn sospirò, cosa ne sapeva un militare di storie antiche e vecchie leggende, cosa ne sapeva delle fondamenta della loro civiltà? Si ripromise di fare qualcosa per alzare il livello culturale dei soldati.
« La vita, la Storia che viviamo attimo dopo attimo non è altro che un circolo, quello che è successo in passato tornerà in futuro.
Molti secoli fa, quando le divinità e gli uomini avevano un rapporto diretto, la Dea della Discordia si infuriò per non essere stata invitata alle nozze del principe del regno precedente il nostro. Non si trattava di un matrimonio qualsiasi, la sposa era la figlia primogenta del regno vicino, l'unione avrebbe cementificato la pace e unificato i due regni. Per vendicarsi ella gettò un incantesimo ai due giovani sposi e... »
« Fammi indovinare, il matrimonio andò a monte e i due regni si dichiararono guerra. »
« Sì, adesso capisci perché ti dico che è una trappola? »
« Vuole metterci contro qualcuno. »
« Esatto. »

Shirea voltò le spalle all'uomo vestito di nero, una mossa pericolosa da fare, ma non voleva che quel misterioso araldo la vedesse in volto. Aveva paura.
Si erano incrociati mentre lei usciva dalla porta sul retro del negozio dove lavorava, l'uomo le aveva tappato la bocca e l'aveva trascinata in un vicolo cieco, si era presentato e le aveva fatto la medesima proposta fatta al principe.
Un'alleanza avrebbe fatto al caso di Ilùva, se non si fosse trattato di Corinne. La Dea della Bellezza l'aveva sempre messa in guardia sulla Dea della Discordia: "Diffida di Corinne e del suo araldo, possono sembrare le più brave persone al mondo, ma non esiterebbero mai a pugnalarti alle spalle, Corinne è fatta così e sono sicura che non sceglierebbe mai un araldo che non sia alla sua altezza. Fa' molta attenzione."
Shirea rifletté attentamente, l'uomo le aveva dato tre giorni di tempo per pensare ed accettare l'offerta, in caso contrario sarebbe stato costretto ad eliminarla. La ragazza certamente non era ancora pronta ad affrontare l'Oscura Signora ed intendeva trovare una qualsiasi scappatoia che le permettesse di non accettare quella proposta malfamata e, al tempo stesso, di avere salva la vita.
A chi poteva rivolgersi? Chi avrebbe potuto aiutarla?
« A presto, madamigella Shirea, spero per voi che facciate la scelta giusta. »
« A presto. » biascicò la fanciulla continuando a dargli le spalle.
Imboccò una via che portava alla strada principale della città, la padrona l'avrebbe cacciata dal negozio, ma questo non la preoccupava più, non aveva più tempo per dedicarsi ad abiti e cercare di convincere la padrona della genialità dei suoi modelli, il Ragnarok era entrato nel vivo, in gioco adesso c'era la sua stessa vita.
« Corinne ha fatto un'offerta? Rifiutala, non posso fidarmi di lei, nessuno si è mai fidata di lei. » ordinò Ilùva appena Shirea gliene fece rapporto, « Da oggi dovrai fare ancora più attenzione. Eeda era una dea partecipante, tuttavia sembra che il suo araldo sia stato ucciso e questo implica l'esclusione di Eeda dal Ragnarok.
Non ne sono sicura, ma dato le minacce che ti ha rivolto posso dire che è stata Corinne ad ordinare l'omicidio. »
« Se un araldo viene ucciso, la sua dea non può più concorrere? »
« Esattamente Shirea, queste sono le regole. »
« Mi basterebbe uccidere quell'uomo e Corinne non sarebbe più un problema. »
« E tu potresti ucciderlo? No, dobbiamo agire in altri modi; è chiaro che la sua offerta mira a metterci contro qualcuno, altrimenti non sarebbe la Dea della Discordia. »
« Quindi cosa avete intenzione di fare? »
« Quando vi incontrerete informalo che io desidero combattere contro Corinne, subito, immediatamente. »

« Cosa vuoi fare Katòn? Vuoi veramente accettare la sua proposta? »
« Sì, è l'unica possibilità che ho per ucciderlo. La cosa mi ripugna, ma è l'unica soluzione che ho trovato. »
West lo guardò pensieroso.
« Quel Sicario potrebbe aver pensato quello che hai pensato anche tu. »
« Sì, ne sono sicuro però è un rischio che devo correre. »
« In ogni caso non ti lascerò solo ad affrontarlo, ti starò al fianco come nemmeno la tua stessa ombra ha mai fatto prima d'ora. »

martedì 7 settembre 2010

Ragnarok

25

Katòn lesse la missiva almeno tre volte, ancora non capiva dove avesse sbagliato con Shirea, era fuori luogo che la fanciulla se la fosse presa a morte per un appuntamento mancato, Julian era il figlio maggiore di un notabile del re, aveva molti impegni... se si fosse ricordato di dirglielo.
Temette che la ragazza avesse scoperto la sua verà identità, cosa alquanto probabile dato che si era mostrato in pubblico durante la Giostra, e che quindi si fosse messa deliberatamente da parte per non comprometterlo.
No, c'era qualcosa che non tornava, conseguenze non previste; ripensò al vecchio veggente cieco e alla profezia che lo riguardava, per uno strano presentimento sentiva che l'ombra fosse proprio Shirea, non trovava una ragione particolare del perché provava questa sensazione, era così e basta.
Nell'assoluto silenzio dei suoi appartamenti il principe cadetto analizzava le possibili concorrenti del Ragnarok basandosi su un vecchio libro di teologia scritto da un saggio che asseriva di aver conosciuto gli Dei.
« Te l'ho già detto che dovrersti stare più tempo fuori a cercare le mie nemiche invece di chiuderti qui dentro? » irruppe Roriath, fluttuando leggera al centro dello studiolo.
« Sto cercando di capire con chi ho a che fare. » replicò Katòn stizzito.
« Leggendo le fantomatiche descrizioni date da un uomo che fumava erba? Io non ci farei molto affidamento. »
Il principe minore chiuse di scatto il libro e lo lanciò, con uno scatto fulmineo, all'altro angolo della stanza; non era ancora abituato ai modi bruschi e provocatori della Dea, nonostante fosse un membro della famiglia reale senza pretese era stato abituato fin dalla più tenera età ad essere trattato con rispetto e gentilezza, l'unica eccezione era West, con il quale aveva stretto un'ottima amicizia, mal sopportava i modi di fare di Roriath ed era perfettamente consapevole di trovarsi in una situazione in cui gli era impossibile constatarle qualcosa, non voleva di certo ritrovarsi fulminato.
« Qual è il motivo per cui sei venuta? » venne subito al sodo Katòn.
« Vengo ad informarti che Eeda è fuori dai giochi, il suo araldo è stato brutalmente ucciso. »
« Cosa!? Il veggente è stato ucciso? E perché Eeda non può più partecipare? Non basta che si trovi un sostituto? »
« No, ogni Dea ha diritto di partecipare solo se il proprio araldo rimane in vita, con la morte di quel vecchio Eeda è automaticamente esclusa dal Ragnarok.
Solo le regole del Re e non si discute. »
Katòn rimase senza parole per qualche minuto, a cosa stava pensando quando Roriath gli spiegava certe nozioni? Ma soprattutto era veramente sicuro che non le fosse passato di mente?
« Devi fare molta attenzione da ora in avanti dato che c'è in giro un araldo che uccide, è la prima volta che accade una cosa del genere, non so cosìaltro consigliarti. »
« Mi farò accompagnare giorno e notte da West, è l'unico a cui affiderei totalmente la mia vita. »

« Dovrei farti nuovamente da balia!? Non ti è bastato l'anno scorso oppure devo rammentarti in che condizioni eri? »
« Si tratta di un'altra situazione West, mi avevi detto che mi avresti aiutato, vuoi forse rimangiarti la parola? »
Lo studio privato del capitano delle guardie presentava un arredamento privo di lusso e di oggetti superflui, una scrivania, due sedie di legno ed un grosso baule di legno massiccio erano più che sufficienti per West, in linea con il suo carattere aveva fatto rimuovere tutto ciò che gli era sembtato inutile il giorno stesso della sua nomina; il suo predecessore aveva fatto di quello studio un salotto in miniatura per intrattanere e conversare con le dame del castello.
Il principe lo guardò con aria supplichevole, era la sua unica speranza, l'unico a cui poteva spiegare tutto anche se preso per pazzo.
« Katòn cerca di capire, non sono la tua guardia privata, io servo prima di tutto tuo padre, è a lui che ho giurato fedeltà e di proteggere la famiglia reale e il castello anche a costo della vita.
Se perdo tempo con i tuoi giochetti e succedesse qualcosa qui potrei non avere più una testa attaccata al collo. »
Katòn rifletté bene prima di proferire risposta, effettivamente la spiegazione dell'amico corrispondeva a verità, il principe non aveva l'autorità per obbligare il capitano a distrarlo dai suoi doveri, se invece desiderasse ingaggiare qualcuno per far parte della sua guardia reale... Non ringraziò abbastanza i suoi anni di studi sulla retorica.
« Bene, se io volessi un soldato o un piccolo plotone che protegga solo ed esclusivamente la mia persona, posso ottenerlo giusto? »
« Certo, » West si alzò per recuperare un libro dal baule, lo aprì e lo sfogliò con cura, « Se non sbaglio hai la possibilità di scegliere tu stesso chiunque tu voglia dalle guardie reali, il nostro antico nome, ma solo con il permesso di Sua Maestà. »
« Bene. »
Katòn fece per uscire senza aggiungere altro, aveva ingannato West così facilmente che quasi non lo credeva possibile.
« Aspetta un momento... »
Come volevasi dimostrare.
Il principe cadetto iniziò a correre per il castello inseguito dal capitano delle guardie, parevano due bambini che giocavano a rincorrersi, Katòn rideva e derideva l'amico, West gli imprecava dietro.
« Fermati ho detto! »
« La tua corazza ti rallenta, non ti conviene sprecare fiato! »
« Fermo! »
« Mio padre accetterà la mia richiesta, lo sai, è inutile che tu corra tanto! »
Servi e cameriere si spostavano per farli passare, le donne più anziane li brontolavano, gli uomini scuotevano la testa affermando che mai e poi mai sarebbe successa una cosa del genere ai tempi d'oro di Irrfad.
Alla fine West dovette capitolare.

I due stavano cavalcando in direzione della città, West era infuriato e non faceva niente per nasconderlo.
« So che sei arrabbiato con me, ma credimi, ho veramente bisogno di te. »
Silenzio.
« So anche che mi credi pazzo, dammi corda no? Se potessi ti avrei già fornito le prove della veridicità delle mie parole. »
Nessuna risposta.
« Oh insomma! Non è tenendoci il broncio che risolveremo i nostri problemi. »
« Sua Maestà forse parla da solo? »
Una figura nera uscì dalla boscaglia, mostrandosi ai due cavalieri, West portò la mano all'elsa della spada, pronto a sfoderarla in un battito di ciglia, Katòn fermò il cavallo rimanendo dietro l'amico.
« Chi sei? Perché celi il tuo volto? » domandò autoritario il principe.
« Maestà, a causa del mio mestiere mostrare la mia faccia sarebbe un imperdonabile errore, vogliate perdonarmi. »
« Hai risposto alla seconda domanda, non evitare la prima e parla. » lo incitò West scendendo da cavallo.
Il capitano gli si avvicinò con la spada ormai sguainata, la figura tirò fuori dal suo ampio mantello un paio di pugnali corti, pronto a difendersi da qualunque attacco.
« Come pretendete che io risponda, se mi puntate una lama? »
« Come pretendi che io mi fidi, se non ti riveli? »
« Se vieni in pace non ti sarà fatto nulla, se invece le tue intenzioni sono maligne allora preparati a ricevere la giusta punizione. » sentenziò Katòn.
L'oscura presenza si ritirò leggermente, rinfoderò i pugnali e scostò la stoffa dal suo volto, mostrando un giovane di circa trent'anni con una brutta cicatrice sull'occhio.
« Come desiderate Maestà, o forse dovrei dire araldo di Sua Signoria Roriath, Dea della Guerra? »
Il principe cadetto trasalì alle parole dell'uomo, conosceva la sua identità, sapeva qual era la dea che stava servendo, sapeva che era un araldo! Non gli ci volle molto per collegare le cose e comprendere che era lui l'assassino del vecchio veggente.