giovedì 22 aprile 2010

Ragnarok

18

Fendente, stoccata, tiro diretto, parata. Il cozzare delle spade tra loro e sugli scudi si poteva udire fino ai gradoni più alti dell'arena, il popolo era rapito dalla danza letale dei due uomini che stavano combattendo, non c'era più un'osannazione per l'uno o per l'altro, solo incitazioni ad andare avanti ed a non arrendersi.

West picchiava duro, dovette ammettere Frey, non lasciava un attimo di respiro al principe; il capitano delle guardie era molto agile e scattante di gambe, più veloce rispetto all'erede del regno di Irrfad, grazie alle sue capacità era leggermente in vantaggio sul suo avversario. Frey, per contro, aveva una buona difesa anche se era più lento, il suo scudo poteva resistere maggiormente agli attacchi di West.

L'incontro durava già da un quarto d'ora, i due contendenti erano visibilmente stanchi, dovevano mettere la parola fine al più presto, gli attacchi si facevano più lenti, le spade sembravano più pesanti, le braccia non reggevano più gli scudi.

Sua Maestà se n'accorse, non era mai accaduto prima che il re concedesse una soste durante un combattimento, ma per quella occasione Re Gothan decise di fare un'eccezione.

« Maestà, dovete far terminare l'incontro, il principe potrebbe farsi del male se continua così! » pregò la principessa Utena.

« Mi dispiace mia cara, se dichiarassi finito lo scontro ferirei nell'orgoglio sia mio figlio sia il capitano delle guardie, inoltre sono curioso di vedere fino a che punto possono giungere, non desidero nemmeno io la fine. » negò Re Gothan.

Katòn guardò suo padre di sottecchi, si domandava cosa avesse in mente, non aveva invitato West a partecipare al torneo per niente, ne era quasi sicuro, ma allora qual era il motivo? Non poteva chiederglielo direttamente, non poteva neanche ottenere quell'informazione dal suo migliore amico, i due sfidanti stavano di nuovo prendendo posizione.


West girò intorno al principe, che stava immobile al centro dell'arena in posizione di difesa, il capitano delle guardie si muoveva lentamente, studiava il suo avversario osservandolo attentamente ed elaborava mosse e strategie per poterlo atterrare.

Frey noc Savhr non osava muoversi, una sola mossa sbagliata e West l'avrebbe attaccato, non credeva che quel giovane fosse tanto forte, durante la campagna militare aveva incontrato e s'era scontrato con decine di guerrieri, ma in quel momento nessuno sembrava essere all'altezza di colui che aveva davanti. Adesso capiva come mai era diventato capitano così giovane.

Il principe aveva una sola possibilità di vittoria, distrarre West e abbatterlo di conseguenza, ma come poteva far calare la sua attenzione? Forse, se gli parlava di sua sorella West avrebbe perso le staffe e sarebbe divenuto un avversario più facile da battere; non c'avrebbe messo la mano sul fuoco, ma lo scontro verbale era l'unica soluzione che aveva.

« Non ho mai disonorato tua sorella. »

« Ah, ma davvero? Secondo me invece l'hai fatto, prima le hai preso la sua virtù e poi l'hai abbandonata. »

« Non potevo fare altrimenti, ero già impegnato quando ci siamo conosciuti. »

« Questo però non ti ha indotto a lasciarla perdere. »

Frey desiderò ardentemente di conficare la sua spada nel ventre dell'avversario, come osava dirgli certe cose, come osava, lui, quel semplice capitano, che non conosceva niente dei patimenti interiori del principe.

« Non hai il diritto di parlarmi così! Tu non sai niente West al Denìo, tu non sai cosa significa avere tutta una vita già programmata da altri. »

« So solo che Esta ti ha amato e che tu l'hai messa da parte una volta che non ti era inutile. »

« Per tutti gli Dei! Credi davvero che se avessi potuto mi sarei comportato così? Credi veramente che se fossi un uomo libero non l'avrei sposata? Certo che l'avrei sposata, l'avrei sposata all'istante!

Lei è l'unica donna che desidero, sì, sono sposato e mia moglie mi ama, ma non potrà mai rendermi felice come Esta. »

West rimase in silenzio.

Alzò la punta della sua spada verso il principe, un attimo e poi scattò all'istante.

Tirò un paio di fendenti che Frey respinse con forza, poi delle stoccate, colpi allo scudo, parate; la lotta era tornata ad essere furiosa come poco prima, non si davano tregua, incrociavano le spade fino a far scaturire scintille dalle due lame, nessuno dei due era intenzionato ad arrendersi.


La principessa Utena si accarezzava convulsamente il ventre appena pronunciato, il padre di suo figlio stava lottando brutalmente, non era come gli altri incontri, pregò ancora una volta Sua Maestà di cessare il tutto, ma il suo sovrano glielo negò ancora.

« Non preoccupatevi, mio fratello se la caverà. » tentò di rassicurarla Katòn, « È sempre stato uno spadaccino provetto. »

La lady ignorò le parole del cognato e tornò a seguire il combattimento.

« Assomiglia ad un scontro all'ultimo sangue, secondo te chi ha più probabilità di vittoria? » domandò Esta sussurrando all'orecchio del principe cadetto.

« Non ne ho idea, entrambi sono molto bravi, West è avvantaggiato dal fatto di avere più anni di Frey che, dal canto suo, è avvantaggiato dall'esperienza accumulata durante la battaglia nel Deserto degli Scheletri. » rispose perplesso Katòn.

« Per ora sono alla pari. » osservò la donna.

« Sì, per ora. So per certo che West è molto più di quello che mostra. »

« Sì, è stato uno dei primi insegnamenti di nostro padre, prima che lo lasciasse a quell'uomo insegnò qualcosa anche a mio fratello. »

« Dunque questo spiega tutto. »

Katòn ricordò le volte in cui era andato a fargli visita in caserma, West non era solito mostrare le sue vere capacità, affermava che se mostrava tutti le sue armi segrete non sarebbe mai stato imbattibile.

Lady Utena gridò, il principe cadetto abbandonò i suoi ricordi per concentrarsi sull'arena, il capitano delle guardie del castello aveva appena atterrato il principe ereditario, rimasto senza spada.

Il pubblico era con il fiato sospeso, in quegli attimi si sarebbe deciso l'esito del duello.

"Se West punta la spada alla gola di mio fratello avrà vinto."

Re Gothan, Lady Utena, Esta, perfino Katòn, si alzarono in piedi per vedere West che si avvicinava a gran passi al principe.

« Dicono che dopo la vittoria nel deserto tu si sia gloriato delle morti che hai inferto. » disse il capitano a poca distanza da Frey, « Dicono anche che tu ti sia vantato della perfetta strategia militare che avete adottato per l'occasione. »

« Se proprio devi umiliarmi fa' quello che devi, sono sconfitto, puntami quella tua maledetta spada al collo e facciamola finita. » replicò acido il principe sputando a terra.

« Tuo padre, Sua Maestà Gothan, mi manda a dirti di essere più umile in futuro. »

Inaspettatamente West porse la sua mano, non c'era più animosità in lui, solo un ghigno soddisfatto e la consueta aura d'allegria che lo circondava; sorrise al principe.

« Sono onorato di aver lottato con voi. » parlò West, « Vi siete fatto valere, avete tutta la mia stima, principe. »

Frey si rialzò grazie all'aiuto che West gli stava dando, il popolo esultò e scoppiò in un'ovazione che non s'era mai sentita prima d'ora, Re Gothan applaudì con vigore, compiaciuto da quella lotta, la principessa Utena invece pianse lacrime di felicità mentre Katòn ed Esta sospirarono sollevati.

« Dichiaro dunque conclusa la prima parte di questo torneo! » tuonò Sua Maestà allargando le braccia, « Frey, figlio mio, ti sei comportato bene, hai lottato con onore, tua madre sarebbe fiera di te.

West, oggi ho compreso la tua forza, non dubito che la difesa del castello sia in buone mani. »

Re Gothan si allontanò dal palco reale seguito dalla corte, Katòn ed Esta rimasero ad aspettare il capitano delle guardie, che si stava asciugando il sudore dalla fronte.

« Lasciatelo dire, sei completamente pazzo. » rise sua sorella dandogli delle pacche sulla spalla, « Come ti è venuto in mente di sfidare il principe, eh? »

« Non potevo certo rifiutare un ordine del re. » si giustificò West, ridendo a sua volta.

« Mio padre è rimasto impressionato, sai? »

« Ne sono onorato. »

Il principe cadetto e le due guardie s'incamminarono per raggiungere il resto del corteo, i soldati salutarono il loro capitano con enfasi, congratulandosi con lui.
Katòn non lo dava a vedere, ma era estremamente orgoglioso del suo amico, l'unica stonatura era che quel suo combattimento gli aveva ricordato quanto poco mancasse all'avvento del Ragnarok.

giovedì 15 aprile 2010

Ragnarok - Personaggi

Da tempo pensavo di farvi vedere, nel limite delle mie capacità, come mi immagino i miei personaggi. Poiché nel disegno sono completamente negata, ho deciso di affidarmi ai potentissimi mezzi che la rete mette a disposizione e ho deciso di creare delle dolls che rappresentino i vari pg.
Cosa sono le dolls? Lo dice il nome stesso, sono delle bamboline.

Le creo su
http://www.tektek.org/dream/. Mi piace come sito, è abbastanza fornito e non si limita ai soliti due o tre costumini come succede con altri siti di dollmaker.
Iniziamo dunque la sfilata. =)



Katòn noc Ferac al Irrfad.

Il principe cadetto è un ragazzo tranquillo che preferisce i libri alla spada, ventenne, indossa per lo più abiti blu o azzurri.
Ha scelto di diventare l'araldo di Roriath, Dea della Guerra, affinché suo padre e suo fratello tornassero sani e salvi dalla guerra in corso.





West al Denìo.
Capitano delle guardie del castello reale e migliore amico di Katòn che chiamava affettuosamente Kat, fino a poco prima dell'inizio della storia.
West è un ragazzo di venticinque anni allegro e gioviale, molto alla mano, Don Giovanni di natura; quando si tratta di combattere p
erò, si trasforma in un'altra persona. Ha una sorellastra a cui vuole molto bene, anche se non lo confesserà mai.


Roriath.
Dea d
ella Guerra, è una delle partecipanti al Ragnarok, la temibile guerra delle Dee che si svolge ogni cento anni, la vincitrice diventa di diritto la favorita del Re degli Dei, posizione a cui ambiscono tutte le Dee.
Ha scelto Katòn come araldo per la sua "diversità" e per la sua bontà d'animo... e soprattutto la diverte vedere il principe cadetto districarsi nelle situazioni più disparate.





Esta al Denìo.
Sorellastra di West, inizialmente era una mercenaria senza nome assoldata nell'esercito durante la campagna militare; dopo essere stata accusata del tentato omicidio del principe ereditario, di cui si è innamorata, è stata assolta, ha preso il nome del fratello e ora presta servizio nelle guardie dal castello.
Di lei si sa che è un'abile spadaccina, addestrata fin da bambina dal padre a diventare una perfetta mercenaria priva di sentimenti, adesso si sta scoprendo come persona nuova e
migliore di prima.



Shirea di Hollas.
Di lei si sa poco o niente, dice di venire dal regno di Hollas, confinante con Irrfad, è l'araldo della Dea della Bellezza Ilùva.
Fin da piccola le è stato insegnato che la bellezza è l'arma più potente che ogni donna possegga, ha imparato a valorizzarsi al meglio esteticamente, non appena il Ragnarok sarà finito, mira a diventare l'amante di qualche nobile e farsi mantenere.




Iluva.
Dea della Bellezza è la dea che ha preso Shirea sotto la sua ala protettiva.
Da secoli è in competizione con Roriath per il ruolo di favorita del
Re degli Dei, ritiene la Dea della Guerra troppo rozza e irriverente per stare al fianco del Re.





Frey noc Savhr al Irrfad.
Il principe ereditario del regno di Irrfad è un giovane di 22 anni, moro di capelli e castano d'occhi, eccelle nei combattimenti con la spada ed è un discreto stratega
militare. Fin da piccolo è stato educato a prendere il posto di suo padre nella conduzione del regno; questo ruolo gli va stretto, ma sa che non può rifiutarsi.
É innamorato di Esta, tuttavia ha sposato Utena al Kino per il bene del regno e da cui aspetta un figlio.






Corinne.

É la Dea della Discordia.

Intenzionata a vincere il Ragnarok non si è fatta scrupoli ad assoldare come suo araldo uno spietato Sicario per sbaragliare la concorrenza.

Le trappole e i doppi giochi sono le sue specialità.

Ragnarok

17

Un freddo sole illuminava le strade della città decorate con nastri e fiori per l'occasione, i cittadini corervano da un posto all'altro per passarsi informazioni, c'era chi aveva visto Sua Maestà abbigliato tutto d'oro, chi invece diceva che il corteo sarebbe stato accompagnato da suonatori e danzatori, delle comari affermavano che in un giorno speciale come quello alcuni signorotti minori avrebbero preso come spose delle ragazze di città.

C'era fermento nell'aria.

Le fanciulle avevano preparato dei cestini colmi di petali di fiori da lanciare al passaggio della principessa, le sacerdotesse intonavano già canti alla Dea della Fertilità per propiziarne la gravidanza.

« Ecco! Stanno arrivando! » esclamò un ragazzo correndo a perdifiato lungo la strada principale.

Gli uomini e le donne iniziarono a scostarsi per mettersi ai lati della strada, i bambini smisero di giocare per affincare i genitori, i cani randagi vennero rinchiusi negli scantinati per non ostacolare il passaggio dei cavalli.

Il chiacchiericcio che animava la città si ammutolì per alcuni minuti, tutti guardavano verso un'unica direzione, in attesa di poter vedere Sua Maestà, Re Gothan, cavalcare fiero e imponente seguito dalla sua corte.

Il silenzio venne rotto dal nitrito di alcuni cavalli, la città si animò di nuovo.

La processione sfilò sotto le grida e la gioia delle persone, Re Gothan salutava cordialmente i suoi sudditi, il principe Frey e sua moglie, la principessa Utena, distribuivano sorrisi e monete, Katòn cavalcava sereno dietro al fratello, West invece andava su e giù lungo la colonna di nobili per essere informato di ogni piccolo movimento sospetto dai soldati che aveva posto al fianco del corteo.

Era mattina inoltrata quando finalmente tutto fu pronto per dare inizio alla giostra, il sovrano e i nobili che non avrebbero combattuto erano seduti sul palco reale, posto non troppo in basso, in modo che Sua Maestà potesse vedere alla perfezione i vari incontri, sui gradini della vasta arena era seduto il popolino, che già faceva il tifo per questo o quell'altro cavaliere.
I partecipanti sfilarono di fronte al palco, Re Gothan si alzò, con un gesto della mano zittì i cittadini e con voce tuonante diede inizio al torneo.

La prima parte della mattinata era destinata allo scontro con la lancia, poi ci sarebbe stato lo scontro all'arme bianche e nel pomeriggio ci sarebbe stata la grande mischia finale.

I primi a battersi furono esponenti del popolo, erano inesperti, ma fecero del loro meglio per impressionare il pubblico, molti di loro non avevano mai cavalcato un cavallo da guerra, né usato una lancia, il più delle volte neanche lo possedevano un cavallo; per questo Re Gothan aveva espressamente ordinato che a coloro che, al momento dell'iscrizione alla giostra, non disponevano di un cavallo, di una lancia o di entrambi, fosse dato un equipaggiamento adeguato, da restituire alla fine della giornata di incontri.


Esta si trovava di fianco a Katòn, era stato il principe cadetto ad insistere per averla accanto; si sentiva a disagio lì, davanti ai nobili e poco dietro Sua Maestà, sapeva di avere addosso lo sguardo inferocito della principessa Utena, la quale l'aveva odiata fin dal primo giorno in cui si erano conosciute.

« Mia Lady, costei è Esta al Denìo, la donna che mi ha salvato la vita. » disse Frey alla sua futura moglie appena finito il processo della mercenaria.

« E' un onore per me conoscerla, il principe parlava molto di lei. » si inchinò Esta.

« Il piacere è tutto mio. » replicò freddamente Utena per poi darle le spalle e andare via a braccetto con il suo principe.

Esta scacciò il ricordo, era quasi sicura di non provare più niente per il principe ereditario, ma meno ci pensave e meglio era per lei.

« Maestà, voi sapete quando scenderà in campo mio fratello? » chiese a Katòn per distrarsi dai suoi stessi pensieri.

« No, non lo so, non mi ha detto niente a proposito.

Puoi chiamarmi semplicemente Katòn, non mi piacciono le formalità. » rispose Katòn sorridendo.

Un paggio dichiarò finiti i combattimenti a cavallo e annunciò i combattimenti con le armi bianche, i partecipanti sfilarono anch'essi, come i loro predecessori, di fronte a Sua Maestà che dichiarò aperti gli scontri.

I partecipanti erano quasi tutti nobili e signorotti e soldati, che intendevano dimostrare il loro valore a Re Gothan; iniziò il primo incontro, poi venne il momento del secondo, del terzo, del quarto e tutti gli altri in seguito.

Il popolino faceva il tifo, ma i nobili sul palco erano visibilmente annoiati, quegli scontri erano tutti uguali, uno la copia dell'altro.

Arrivò il turno dell'ultimo incontro e ancora West e Frey non erano scesi in campo, la tensione di Esta era palpabile, le era venuta in mente una strana idea, ma volle sperare che suo fratello non fosse così pazzo da rischiare una cosa simile; eppure West le aveva rammentato qualcosa a proposito dell'onore.

Il principe ereditario e il capitano delle guardie del castello entrarono simultaneamente nell'arena muniti di spada e scudo e protetti da una cotta di maglia, si inchinarono di fronte a Sua Maestà e presero posizione, pronti per il combattimento.

Il paggio diede il segnale d'inizio.

I due iniziarono a studiarsi a vicenda, camminando in cerchio, West puntava la sua spada verso il principe, che aveva la guardia alzata.

« Dicono che in battaglia vi siete guadagnato gloria e onore. » disse West senza abbassare la sua arma.

« Così dicono, chi sono io per poter smentire queste voci? » rispose Frey sulla difensiva.

« Eppure non siete un uomo d'onore. »

« Cosa? »

« Mia sorella ha perduto il suo onore a causa vostra, è mia precisa intenzione vendicarla qui, in questa arena, di fronte a tutti. »

Il volto di Frey si illuminò, finalmente riconobbe l'uomo che aveva di fronte, il fratellastro di Esta, la donna che tanto aveva amato nei giorni della campagna militare.


Lady Utena si morse l'unghia del pollice destro, vedeva il suo amato sposo confabulare qualcosa con il suo avversario, ma a quella distanza, con le ovazioni dei cittadini, era impossibile sapere che cosa si stavano dicendo. Guardò inferocita Esta, sicuramente era lei la causa di tutto ciò.

Katòn fissò allibito i due combattenti.

« Ma è pazzesco. » commentò basito, « mio fratello contro tuo fratello » disse rivolto ad Esta, « neanche in una favola per bambini sarebbe potuto accadere. »

« Santi Dei... West dev'essere impazzito, come ha potuto sfidare il principe? Se gli dovesse fare del male non oso pensare alle conseguenze. »

« Mio fratello si sa difendere, non è uno sprovveduto, però... tutto ciò è veramente pazzesco. »

L'unico divertito era Sua Maestà.

« Bene bene, adesso vedremo di che pasta è fatta il nostro capitano delle guardie. » affermò sorridendo, « dimmi Katòn, tu che conosci bene West, com'è, come si comporta? »

Katòn deglutì saliva.

« Padre, West non è tipo che si arrende facilmente, è allegro e gioviale con tutti, riesce a farsi volere bene dai suoi uomini, ma quando c'è da utilizzare spada e scudo non conoce pietà; è un eccellente spadaccino, non credo sia un caso se così giovane ricopre un ruolo molto importante. »

« È vero Maestà, » intervenne Esta « Io stessa l'ho visto sconfiggere tre ragazzi che lo avevano attaccato, ed era a mani nude. So che ogni mattina si sottopone ad un allenamento molto severo, mio fratello non è persona da sottovalutare. »

« Dunque il caro capitano è una merce preziosa. Ottimo, a sentir parlare voi mi ha assalito la curiosità di vederlo combattere, Frey sarà alla sua altezza? »

"Lo spero vivamente, padre, lo spero vivamente"

mercoledì 7 aprile 2010

Ragnarok

16

Katòn noc Ferac stava cavalcando lungo le strade della città, stava tornando al castello dopo un colloquio con Roriath, la Dea della Guerra. Non che ne sentisse veramente il bisogno, ma mancavano ormai due mesi all'avvento del Ragnarok e il principe voleva essere sicuro di aver appreso le mansioni che sarebbero state di sua competenza.

Nel ritornare a casa, Katòn si era fermato in una locanda per bere del vino, a servirlo fu una ragazzina, la cui voce gli era familiare, era come se l'avesse già udita in precedenza.

Aveva capito chiaramente che la cameriera si era interessata a lui, ma Katòn le aveva risposto freddamente, nella speranza che quest'ultima comprendesse il suo implicito rifiuto.

Il vino lo distrasse per qualche momento dal mondo che lo circondava.


« Il Ragnarok si avvicina, sei pronto Katòn? » gli aveva domandato Roriath.

« Sì, almeno credo. » aveva risposto dubbioso il principe.

« Non farti trovare impreparato. Non hai bisogno di altre nozioni, goditi questi due mesi di pace. »


Pagò il locandiere e rimontò a cavallo, se faceva in tempo poteva ancora sperare di rimediare qualcosa da mangiare nelle cucine; da sempre era il cocco di Lenya, la cuoca che non gli aveva mai fatto mancare niente da mangiare in tutta la sua vita.

Lungo la cavalcata fu costretto a togliersi l'ingombrante mantello, nonostante l'inverno fosse alle porte era una giornata piuttosto calda, il cielo era limpido, senza nuvole all'orizzonte. Era la quiete che precede la tempesta.

Smontò di cavallo nel cortile del castello, nel lasciare la cavalcatura nelle stalle udì alcune guardie parlottare di ciò che era avvenuto prima, Katòn sentì di alcuni ragazzi che avevano attaccato West. Non fece in tempo a cercarlo per chiedergli spiegazioni, fu lui a trovare prima lui e a sottoporlo ad una specie di interrogatorio.

Le stalle puzzavano di escrementi, ma era l'unico luogo dove potessero discutere in santa pace.

« Kat, si può sapere dov'eri finito? » gli chiese West incrociando le braccia.

« In città, non mi sembra una cosa grave no? »

Silenzio.

« Potrei andare nelle cucine a vedere se Lenya mi ha lasciato qualcosa? »

Ancora silenzio.

« Tu hai un'amante, vero? »

La domanda di West, posta inavvertitamente, fece sobbalzare Katòn. Di tutto ciò che si era immaginato potesse dirgli, questa era l'ultima delle opzioni.

« Io un'amante? Ma da dove ti saltano fuori queste afermazioni West? »

« Ogni mese, in un giorno ben preciso, tu vai in città. Se non è per incontrare la tua amante, allora di cosa si tratta? »

« Se te lo dicessi mi prenderesti per pazzo. »

West stava per replicare quando fu interrotto dall'entrata improvvisa di sua sorella Esta, visibilmente contrariata.

« Eccoti finalmente! Ti ho cercato per tutto il tempo! Oh, Maestà. » fece un piccolo inchino, « West, Re Gothan ha chiesto di te, immediatamente. »

« Di me? »

« Sì, sembra che voglia organizzare una giostra. »

Esta si scurì in volto, quella giostra era dedicata alla gravidanza della principessa Utena, a quanto pareva le voci si erano rivelate vere e Sua Maestà voleva dare quel torneo in onore del futuro nipote.

« Mio padre non ama che lo si faccia aspettare. » disse Katòn invitanto l'amico ad andare.

Il capitano delle guardie sbuffò e tornò ai suoi doveri, Esta accompagnò il principe fino ai suoi appartamenti, prima di lasciarlo solo, però, si fermò un attimo a conversare con il giovane.

« Maestà, vi prego di perdonare mio fratello, immagino che vi abbia posto domande irriguardose, ci pensa da stamani. »

« Ma non c'è niente di cui deve farsi perdonare. » rise per qualche secondo Katòn, « Fa sempre così, non ti preoccupare. »

« Temeva che aveste... una relazione segreta con una qualche donna. »

« Già, me l'ha appena detto, solo che non è così.

C'è un motivo ben preciso, ma non posso rivelarlo. »

« Come mai? » azzardò Esta sottovoce.

Katòn la osservò bene, la somiglianza col fratello era innegabile, se non fosse stato per il colore degli occhi – azzurri Esta e verdi West – si sarebbe potuto dire che erano gemelli. Che anche il carattere fosse stato il medesimo? Decise di non rischiare.

« È una storia troppo lunga e troppo incredibile, mi daresti del pazzo anche tu. »

Il principe congedò la donna e si rinchiuse nella sua stanza, sulla scrivania di legno pregiato c'era ancora il libro che stava leggendo prima di uscire: "Miti e leggende di Irrfad." Lo chiuse e lo rimise al suo posto, chiamò la servitù e si fece preparare un bagno caldo, aveva proprio bisogno di darsi una lavata e di togliersi di dosso le preoccupazioni; più tardi sarebbe andato ad implorare Lenya affinché gli preprarasse qualcosa, certo che l'anziana donna non gli avrebbe mai detto di no.


Ritrovò West nello studio di suo padre, da quando si erano separati e il capitano aveva raggiunto Sua Maestà ancora non era andato via.

« La sicurezza deve essere impeccabile, ricorda bene. Fa' in modo che al nostro ritorno sia pronto un corteo d'onore, fai vestire le guardie con l'uniforme per le cerimonie.

Questa giostra dovrà essere perfetta sotto tutti i punti di vista, hai compreso bene? » il tono di voce di Re Gothan non ammetteva replica nonostante fosse calmo e tranquillo, Sua Maestà non aveva bisogno di alzare la voce per imporre la sua autorità, bastava la sua figura.

« Si Maestà, ai vostri ordini. »

Re Gothan fece un cenno della mano e mandò via West, con un altro invitò il figlio minore a sedersi.

« Oggi non c'eri per il pranzo. » affermò il re.

« Sì, vengo per scusarmi, ero andato in città a pregare per la slute di mia cognata e di mio nipote. » mentì Katòn.

« Tu preghi molto, figlio mio. Preferisci le parole alla spada, non ti chiedo nemmeno se vuoi partecipare a questa giostra, so già che mi risponderesti negativamente. »

« Così è, padre mio. »

« Così è.

Ti perdono figlio, adesso va' dal capitano delle guardie e digli che mi auguro di vederlo partecipare, digli anche che mi farebbe molto piacere veder scendere in campo sua sorella. »

« Padre, non si è mai vista una donna paretecipare ad un torneo. »

« C'è sempre una prima volta, no? »

Katòn non oso replicare, si inchinò al padre e lasciò la stanza per eseguire gli ordini che gli aveva dato. Trovò West intento a riferire i comandi del re ai suoi uomini, lo prese in disparte per un secondo e gli disse esattamente ciò che gli aveva detto il padre poi ritornò nelle sue stanze.

La giostra era stata fissata per il mese dopo, si sarebbe svolta nell'arena in città durante la mattina, poi la famiglia reale e la corte, seguita da tutti i nobili del regno, sarebbe tornata al castello per il pranzo, nel pomeriggio ci sarebbe stata la mischia e in tarda serata l'incoronazione del partecipante più valoroso.

Re Gothan aveva dato ordine che potessero partecipare chiunque lo volesse, la nascita di suo nipote era un evento da dividere con tutti, aveva detto. Cavalieri, nobili, soldati, scudieri o semplici contadini, per quell'evento non ci sarebbero state distinzioni.
Suo fratello avrebbe partecipato di sicuro, pensò Katòn, mentre lui sarebbe stato comodo comodo sul suo seggio accanto al padre.

"Gli altri a combattere, io a sedere."

venerdì 2 aprile 2010

Ragnarok

15

La locanda era gremita di persone quella sera. V'erano parecchi soldati non in servizio e vecchi commercianti venuti ad assaporare i loro guadagni in birra e costolette di agnello. La locandiera, da dietro il bancone di legno, coordinava le due cameriere, mandandole a prendere e a servire le ordinazioni. Un vecchio sdentato intonò una canzone della sua giovinezza ricordando i bei tempi, alcuni soldati chiacchieravano tra loro in un angolo bevendo del buon vino speziato, un menestrello strimpellò sul suo liuto una melodia atta ad accompagnare alcuni versi, una canzone da dedicare alla puttana che si trovava di fronte a lui.

Nell'ilarità generale, Shirea si aggirava tra i tavoli con il vassoio appesantito da enormi boccali di birra. Era giovane, non poteva avere più di diciassette anni, età in cui molte ragazze iniziavano a cercarsi il marito, Shirea non poteva permettersi il lusso di pensare all'amore, doveva prima svolgere l'arduo compito che la sua Dea le aveva affidato.
Da quando Ilùva, Dea della Bellezza, l'aveva scelta come suo araldo, la sua vita era stata un susseguirsi di prove: la fuga da casa sua,la seduzione e il raggiro di un commerciante, la partecipazione ad una festa in maschera e adesso questo, lavorare come cameriera in una locanda.

Lo scopo di tutte queste prove era chiaro, Shirea doveva rendersi conto della sua bellezza e sfruttarla per i suoi fini, ma, al tempo stesso, rendersene indipendente, usando le sue capacità per cavarsela in ogni situazione.

Shirea scansò abilmente le mani dei vecchi, che cercavano di insinuarsi sotto la sua gonna, e continuò con il suo lavoro; al tavolo dove erano seduti i soldati le parve di riconoscere in uno di loro uno dei due giovani che le si erano avvicinati durante la festa in maschera a cui aveva partecipato. Le sembrava di riconoscere, nel soldato dai capelli biondi, il giovane che le aveva introdotto quell'altro, così timido e leggermente impacciato. Se non ricordava male si chiamava Julian.


Si svegliò all'alba, i raggi del sole illuminarono la piccola stanza che divideva con le altre cameriere della locanda. Decise che quella mattina non sarebbe andata a farsi umiliare dagli avventori del posto, ne aveva fin sopra la testa delle battute pesanti sul suo sesso e sulle proposte indecenti che le offrivano ad ogni ora del giorno. Aveva risparmiato abbastanza soldi da permettersi di non lavorare per un paio di settimane, ne avrebbe approfittato per consultarsi con la sua Dea e decidere sul da farsi.

Il quartiere religioso era circondato da un'atmosfera tesa, regnava il silenzio in quegli edifici sacri, i sacerdoti vagavano da un tempio all'altro, lasciando offerte generose, e le sacerdotesse pregavano senza proferire parola. C'era calma, ma era una calma strana, innaturale; faceva freddo, troppo freddo per essere a primavera inoltrata.

Il tempio di Ilùva non era molto distante da dove si trovava in quel momento, le sarebbe bastato svoltare l'angolo, andare avanti per qualche centinaio di metri e sarebbe arrivata; se solo non fosse stata distratta da un giovane a cavallo, coperto dalla testa da un mantello nero come la notte. Lo fissò per qualche secondo e, per la seconda volta in due giorni, le sembrò di aver già incontrato quella persona.

Accese un incenso all'altare della Dea e la invocò a bassa voce.

La Dea della Bellezza apparve in tutto il suo splendore, una candida chioma bionda, lunga fino alle caviglie, fluttuava leggera, penetranti occhi ametista osservavano la ragazza.

« Perché mi hai chiamata, Shirea? Non ti avevo per caso detto che ci saremmo incontrate per l'avvento del Ragnarok? »

Shirea abbassò lo sguardo e fissò a terra, non aveva dimenticato, voleva solamente chiederle consiglio.

« Mia Signora io... Io vengo per conoscere lo stato del mio compito attuale. Io ritengo di averlo svolto nel migliore dei modi, non trovo che io debba ancora continuare a lavorare in quel bordello mascherato da locanda. É una cosa oscena. »

Ilùva squadrò il suo araldo, ma sì, non c'era più bisogno di abbassarla al lavoro manuale. Shirea era nata per puntare in alto, la sua bellezza l'avrebbe elevata fino a diventare una cortigiana, magari l'amante del re, l'ombra che controlla il regno. Ilùva serbava grandi progetti per lei, le accordò il termine delle sue fatiche.


Shirea uscì dal tempio visibilmente sollevata, lavorare in una locanda non faceva per lei, molto meglio un impiego come servetta nella casa di qualche nobile, era risaputo che le belle serve erano oggetto del desiderio dei signori nobili, se una era molto fortunata poteva perfino diventarne la moglie ed entrare in società. Era questo a cui aspirava Shirea. Influenzata e plasmata dalla sua Dea, la ragazza non desiderava altro che vivere nel lusso e nello splendore.

“Un giorno sarò una signora importante, ricercata e raffinata.”
pensava tornando al suo piccolo alloggio.
Ancora una volta vide l'uomo a cavallo, non le fu difficile notare, adesso che gli era più vicina, che cercava di nascondere la sua nobiltà; le bastò osservare attentamente il suo portamento e il suo abbigliamento, anonimo sì, ma elegante.

Si decise. Volle sedurlo.
Dopo aver visto che direzione aveva preso, fece in modo di anticiparlo correndo per i vicoli stretti e bui della città; cercava di stargli dietro il più possibile, ma quando si accorse di averlo perso di vista, si arresa all'idea e ritornò sui suoi passi.

“Questa volta ho fallito, ma la prossima andrà meglio.”
si disse entrando nella locanda.
In un angolo, seduto ad un tavolo – come per una misteriosa e fortuita coincidenza – c'era l'uomo misterioso che stava inseguendo. Non ci pensò su due volte, indossò il grembiule e andò subito a prendere la sua ordinazione.

« Il signore desidera qualcosa? » gli chiese con la sua voce più affabile.

Lo vide sussultare per un secondo.

« Del vino speziato, grazie. » rispose l'uomo stringendosi ancor di più nella sua cappa.

« Fa caldo qui, perché non vi togliete il mantello, starete sudando lì dentro. »

« Vi ringrazio, ma sto divinamente. »

Il tono di voce dell'uomo era freddo, distante, poco incline alla conversazione.
Shirea girò sui tacchi e andò al bancone, prese il vino e glielo servì in silenzio, ammutolita dal comportamento del giovane misterioso.

« Ecco a voi. »

« Grazie. »

Shirea si allontanò così come si era avvicinata, una delle sue compagne notò lo sguardo avvilito di lei e le domandò se fosse tutto a posto, se quel tizio le avesse detto qualche di brutto, la ragazza fece cenno di diniego con la testa, si tolse il grembiule e comunicò al locandiere che da quel giorno non avrebbe più lavorato per lui. Nel tornare alla locanda aveva visto un cartello, appeso ad una vetrina, dove era scritto che cercavano un'apprendista sarta, vi si recò immediatamente.